Il Times of Israel fa sapere da fonti dell’esercito israeliano che i piani per un’offensiva in Libano sono stati “approvati e validati”. Tali dichiarazioni arrivano immediatamente dopo la pubblicazione sui social di un video da parte di Hezbollah, in cui un drone sorvola il nord di Israele.
Anche se l’IDF non ha ancora commentato ufficialmente le immagini, la diffusione della notizia sembra una risposta proprio a queste immagini. Nel video, infatti, si vede anche il porto di Haifa, con quelle che sembrano navi e infrastrutture della marina israeliana.
Il drone, che avrebbe ripreso anche altri obiettivi sensibili, sarebbe tornato intatto in Libano. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz, ha scritto dunque su X: “in una guerra totale, Hezbollah sarà distrutto e il Libano sarà duramente colpito”.
L’inviato speciale di Joe Biden, Amos Hochstein, si è recato prima in Israele e poi a Beirut, per incontrare la leadership di Hezbollah e invitare le parti a evitare l’estensione dello scontro. Ma lo stesso Blinken ha dovuto dire che “c’è uno slancio nella direzione” di un conflitto aperto.
Nel frattempo, Netanyahu ha affermato che “è inconcepibile che negli ultimi mesi l’amministrazione [Biden] abbia trattenuto armi e munizioni a Israele” e che spera si lavori perché non continui ad accadere. Non si è fatta attendere la risposta da parte di Karine Jean-Pierre, la portavoce della Casa Bianca.
“C’è stato solo un invio di armi ad Israele che è stato bloccato, tutto il resto continua a fluire regolarmente”, ha dichiarato alla stampa. Evidentemente spazientita dai toni del primo ministro israeliano, ha detto: “non sappiamo davvero di cosa stia parlando”.
Washington vuole contenere le operazioni belliche sioniste, per raggiungere una normalizzazione dei rapporti con gli altri paesi arabi, in funzione anti-iraniana. Proprio sul tema, sembra sia arrivata una prima ‘ritorsione’ di Washington.
Infatti, poche ore fa Axios, canale di informazione online nato dai fondatori di Politico, ha pubblicato la notizia che è stato cancellato un incontro tra gli Stati Uniti e Israele riguardante proprio le strategie verso Teheran. Lo aveva già fatto anche Netanyahu a marzo, ora la Casa Bianca lo ripaga con la stessa moneta.
Le stesse forze armate statunitensi si sono poi espresse sull’opzione di un attacco al Libano. Patrick Ryder, portavoce del Pentagono, ha detto: “non entrerò in ipotesi e speculazioni su cosa potrebbe succedere, a parte dire che nessuno vuole vedere una guerra regionale più ampia”. Ciò rovinerebbe ulteriormente il lungo lavoro diplomatico degli anni precedenti.
Ma Israele sembra deciso a spingere verso l’escalation. Un funzionario di Tel Aviv, membro del gruppo negoziale, ha fatto sapere che “non ci saranno altri negoziati, se non quelli incentrati sulla roadmap rilanciata dal presidente Joe Biden”: una proposta che hanno osteggiato fin dall’inizio.
I vertici sionisti si trincerano in maniera ipocrita dietro le modifiche richieste da Hamas al programma per il cessate il fuoco votato all’ONU. Il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha incontrato il leader di Hamas Ismail Haniyeh per convincerlo a desistere.
Ma le reali prospettive della maggioranza si possono comprendere dalla fondazione, da parte del partito di maggioranza e di estrema destra Potere Ebraico, di un comitato per riprendere l’insediamento sionista a Gaza.
Israele vuole la definitiva pulizia etnica di tutta la Palestina, per affermare il suo dominio coloniale e suprematista in tutta la zona.
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