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18/06/2024

La guerra psicologica del Pentagono contro l’impegno sanitario della Cina

L’agenzia di stampa internazionale con sede a Londra Reuters ha pubblicato un’inchiesta approfondita e molto dettagliata su una campagna ‘Psyop’ del Pentagono per screditare il vaccino cinese Sinovac, nonché l’impegno di Pechino a fornire aiuti sanitari a vari paesi.

L’indagine della testata è riassunta in un lungo articolo che riporta anche molte immagini utili, e perciò consigliamo di leggerla nella sua interezza. Qui ci limiteremo a riportarne le rivelazioni principali, alcune dichiarazioni citate e a commentare il quadro che ne risulta.

Per sostanziare questo lavoro, Reuters ha intervistato più di due dozzine di attuali ed ex funzionari statunitensi, appaltatori militari, analisti di social media e ricercatori accademici.

I giornalisti hanno anche esaminato post di Facebook, X e Instagram, dati e documenti su una serie di falsi account di social media utilizzati dalle forze armate statunitensi attivi da anni.

Innanzitutto, è bene ricordare cosa sono le operazioni Psyop. Si tratta di guerra di informazione e psicologica, nata dalla considerazione che “l’uso programmato delle comunicazioni di massa rivolte a gruppi di individui possa influenzare, anche in modo decisivo, l’esito di un conflitto”, spiega l’Archivio Disarmo.

Una pubblicazione ufficiale del nostro Ministero della Difesa sulle unità Psyop afferma che “dare, o negare, informazioni è fonte di enorme potere”. A prescindere dal fatto che queste informazioni siano vere e verificate, che non è evidentemente una preoccupazione degna di nota.

L’unico interesse è quello di denigrare il nemico e impedire che trovi nuovi alleati. Con questo tormento nella testa, il generale Jonathan Braga dello Special Operations Command Pacific ha messo in moto il meccanismo della Psyop sul Covid-19, con primo obiettivo le Filippine.

Come rivelato da suoi tre ex funzionari, il Pentagono sentiva di perdere la presa sul governo filippino di Rodrigo Duterte, tassello fondamentale della cintura militare statunitense posta intorno alla Cina.

Nei primi mesi della pandemia le Filippine avevano registrato decine e decine di migliaia di casi, e l’offerta cinese di aiuto era vista come un pericolo strategico.

Il Dragone aveva annunciato l’invio di mascherine, ventilatori e vaccini, allora ancora in fase di sperimentazione, ai paesi in difficoltà. Il ministro degli Esteri cinese accolse la richiesta di Duterte per l’accesso prioritario al Sinovac, come parte di un “nuovo momento centrale nelle relazioni bilaterali”.

Nel maggio 2020 Xi Jinping avrebbe addirittura assicurato che il vaccino cinese sarebbe stato reso disponibile come “bene pubblico globale” e avrebbe garantito “l’accessibilità e la convenienza del vaccino nei paesi in via di sviluppo”.

Il piano di Washington, l’intesa tra pubblico e privato chiamata Operazione Warp Speed, era invece ispirata al motto “America First”, e garantiva ampi margini a Big Pharma sui prezzi da imporre ai paesi poveri, con meno potere contrattuale.

Lawrence Gostin, medico e docente che ha lavorato per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha sottolineato come questo accordo abbia “assorbito la maggior parte dell’offerta dal mercato globale”. Chi non aveva la propria filiera biotecnologica si doveva accontentare delle briciole, a costi altissimi.

Un alto ufficiale militare americano ha dichiarato a Reuters che, essendo questo l’indirizzo politico, “ciò che ci restava da fare era gettare ombre sulla Cina”. Il canale privilegiato, come già successo in passato, divenne Twitter, oggi rinominato X.

Nel pieno della prima ondata del Covid-19, dalle forze armate statunitensi è partita dunque questa operazione segreta che aveva come scopo quello di disseminare dubbi sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino cinese Sinovac e degli aiuti sanitari (mascherine, kit diagnostici e altri prodotti) forniti da Pechino.

Reuters riporta che i diplomatici statunitensi nell’area invitarono alla cautela e si opposero a questa campagna di disinformazione. Ma nel 2019 l’allora segretario alla Difesa Mark Esper firmò un ordine segreto che elevava la competizione del Pentagono con Cina e Russia a priorità di combattimento attivo.

Il disegno di legge di spesa del Pentagono approvato quell’anno autorizzava i militari a condurre operazioni Psyop anche “al di fuori delle aree di ostilità attive”. L’insieme di queste misure consentiva dunque ai comandi militari di eludere il Dipartimento di Stato, ovvero i diplomatici del governo stesso.

Sempre nel 2019, Trump autorizzò la CIA a lanciare una campagna clandestina sui social media cinesi volta a orientare l’opinione pubblica contro i vertici cinesi. Attraverso vari profili falsi, venivano diffuse storie denigratorie sul governo di Xi Jinping.

Questa notizia è stata diffusa ancora una volta da Reuters. È di certo strano constatare che nei salotti televisivi viene ribadito a più riprese che non ci sia diritto di dibattito e di informazione in Cina, per poi venire a sapere che gli USA possono addirittura infiltrarsi nei suoi media e fare propaganda anti-governativa.

Ad ogni modo, va evidenziato che, ben prima dell’operazione russa in Ucraina, e prima persino della comparsa di quello che Trump chiamò il “virus cinese”, a spingere sull’acceleratore dell’escalation bellica globale furono gli Stati Uniti.

Del resto, le operazioni Psyop, dopo l’11 settembre, hanno cominciato a essere usate per creare un cambiamento più ampio nell’opinione pubblica in intere regioni, come fatto presente da alcuni precedenti ufficiali della Sicurezza Nazionale.

L’attività nei confronti dei filippini è stata portata avanti attraverso almeno 300 account di X, individuati da Reuters (e poi disattivati dalla piattaforma) grazie alle indicazioni fornite da ex ufficiali USA. Quasi tutti sono stati creati nell’estate del 2020, sulla base dello slogan #Chinaangvirus, ovvero “la Cina è il virus”.

La campagna no-vax che ne risultò, per quanto non se ne possa calcolare il peso effettivo, sicuramente spinse a orientare le scelte delle persone (gli account avevano migliaia di followers). Manila registrava nel paese uno dei peggiori tassi di vaccinazione di tutto il sud-est asiatico.

Ciò era dovuto anche alla diffidenza che era nata dopo il ritiro di un vaccino contro la febbre dengue nel 2017, per problemi di sicurezza, come informa Lulu Bravo, direttore esecutivo della Philippine Foundation for Vaccination. I militari statunitensi hanno fatto leva su questa paura.

Daniel Lucey, un esperto in malattie infettive, ha osservato insieme ad altri studiosi come un falso piano di vaccinazione contro l’epatite in Pakistan, usato come copertura dalla CIA nella caccia a Bin Laden, abbia avuto effetti che si sono propagati anche ad altre iniziative di immunizzazione.

La reazione a una successiva campagna non correlata di vaccinazione contro la polio registrò attacchi agli operatori sanitari e una riduzione delle difese contro la malattia. La stessa sfiducia si sarebbe potuta trasferire dal Sinovac ai vaccini statunitensi, il primo e i secondi ugualmente approvati dall’OMS.

Insomma, l’operazione del Pentagono ha messo in pericolo la salute di milioni di filippini, così come quella dell’intero pianeta, impegnato a lottare col Covid-19. Tutto per ottenere vantaggi nella competizione con la Cina, a prescindere dal numero di morti che ciò avrebbe provocato.

“Non stavamo guardando la situazione dal punto di vista della salute pubblica”, ha confermato un alto ufficiale coinvolto nel programma, “stavamo cercando un modo per trascinare la Cina nel fango”.

Un portavoce del Dipartimento della Salute delle Filippine ha dichiarato che “i risultati della Reuters meritano di essere indagati e ascoltati dalle autorità competenti dei paesi coinvolti”. Perché infatti, la campagna contro il Dragone non si è fermata alle isole del Pacifico.

I responsabili delle Psyop in Asia centrale e Medio Oriente hanno ripetuto lo schema anche per le zone di loro competenza. Sempre con falsi account su più piattaforme, hanno amplificato il dubbio per cui, poiché i vaccini a volte contengono gelatina di maiale, fossero vietati dalla legge islamica.

Sinovac aveva già assicurato che il vaccino sarebbe stato privo di materiali suini. Inoltre, molte autorità religiose islamiche sostenevano che, anche nel caso in cui avesse contenuto gelatina di maiale, la somministrazione era consentita poiché era un trattamento necessario per salvare vite umane.

Ciò non fermò i “gendarmi del mondo”, e ancora una volta su X sono stati individuati 150 profili che hanno diffuso timori, questa volta usando una discriminante religiosa. In pratica, i militari a-stelle-e-strisce hanno lavorato in un vero e proprio delirio di onnipotenza.

Questo atteggiamento è confermato da un ex figura apicale del Pentagono, che ha descritto la pandemia come una “scarica di energia” che ha innescato l’opportunità di un’opera massiccia di disinformazione sulla Cina. Uno schema partito con Trump e continuato per alcuni mesi sotto Biden.

Alla fine, alcuni dirigenti dei canali social coinvolti hanno informato la nuova amministrazione democratica di strane iniziative ricollegabili al Pentagono.

Dopo un incontro Zoom tra Facebook e il Consiglio di Sicurezza Nazionale nella primavera del 2021, venne ordinato di interrompere ogni comunicazione che potesse dare adito alla retorica no-vax.

Tuttavia, Reuters ha individuato altri post e messaggi ingannevoli relativi alla pandemia fino all’estate. Alla richiesta di delucidazioni presentata dal giornale alla Sicurezza Nazionale, c’è stato il rifiuto a rilasciare commenti, e lo stesso hanno fatto i portavoce di Trump e Biden.

Un funzionario ha dichiarato che l’indagine interna ha fatto emergere che alcuni messaggi erano “molte, molte leghe di distanza” da qualsiasi obiettivo militare accettabile. Ma anche in questo caso non c’è stato approfondimento ulteriore.

Bisogna comunque riportare che altre fonti hanno detto che il Pentagono ha annullato parti dell’ordine di Esper. Ora i comandi militari devono lavorare a stretto contatto con i diplomatici e si è imposto di limitare le Psyop rivolte ad ampie e generali fette della popolazione.

Ciò non significa assolutamente che sia stato messo in discussione l’operato delle forme armate di Washington. L’azione cominciata con le Filippine è stata messa in piedi dal centro operativo per le Psyop di Tampa, in Florida, e sembra che tuttora stia lavorando a pieno regime, insieme a compagnie private.

Il principale appaltatore della campagna sul Covid-19 è stata la General Dynamics IT, che è stata inoltre criticata per la gestione superficiale delle sue attività. Sempre le fonti di Reuters hanno sottolineato che, inoltre, i vertici militari non hanno mantenuto sulla società un controllo sufficiente.

In un documento strategico non classificato del 2023, il Pentagono ribadisce che “la disinformazione diffusa sui social media, false narrazioni camuffate da notizie e simili attività sovversive [possono essere utili per] indebolire la fiducia sociale minando le basi del governo” di nemici come la Russia o la Cina.

A febbraio di quest’anno, la General Dynamics IT ha vinto un altro contratto del valore di quasi mezzo miliardo di dollari. Il suo lavoro sarà ancora una volta legato a consulenze per attività militari segrete.

Un ex funzionario del Dipartimento di Stato che nel 2020 fu coinvolto nel confronto col Pentagono sulle Filippine aveva allora affermato: “ci stiamo abbassando sotto al livello dei cinesi e non dovremmo farlo”.

Se si toglie la solita presunzione occidentalocentrica di superiorità morale, possiamo dire che sicuramente gli USA hanno raggiunto il fondo, mettendo in pericolo l’intera umanità nel pieno di una pandemia.

Quello che rimane da questa storia è la certezza che la retorica democratica è solo una maschera, sempre meno adatta per questi tempi di guerra. E, per parafrasare un politico italiano, a pensar male di quel che dice la propaganda occidentale si fa peccato, ma spesso ci si indovina.

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