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19/06/2024

La NATO vuole le armi nucleari sul campo. La Meloni invia missili all’Ucraina. Siamo dentro una pericolosa escalation

Ad aprile scorso, il “guaio” era stato svelato dal ministro della Difesa britannico, Grant Shapps, il quale in un’intervista al quotidiano The Times, aveva rivelato che anche l’Italia, insieme a Francia e Regno Unito, aveva già inviato all’Ucraina missili a lunga gittata Storm Shadow ritenuti “un’arma straordinaria” e in grado di “fare la differenza”.

Il governo italiano all’epoca non aveva né confermato né smentito la notizia, ma il ministro della Difesa Guido Crosetto, rispondendo a un’interrogazione parlamentare del M5S a fine maggio aveva annunciato la volontà di rimuovere il segreto mantenuto fino ad oggi sulle armi che l’Italia invia in Ucraina.

Oggi il quotidiano Il Fatto svela come nel nono pacchetto di armi italiane destinate all’Ucraina che il ministro della Difesa Guido Crosetto presenterà al Copasir entro fine giugno, oltre al sistema di difesa anti-aerea Samp-T, ci sarà anche una partita di missili a lunga gittata Storm Shadow in grado, potenzialmente, di colpire in profondità il territorio russo.

La decisione sarà ratificata nel decreto interministeriale con cui il governo italiano si presenterà al vertice Nato previsto a Washington dal 9 all'11 luglio.

La fornitura a Kiev di missili a lunga gittata è la conferma della linea guerrafondaia da parte di Giorgia Meloni nei confronti di Mosca.

Eravamo stati facili profeti poche settimane fa, quando sottolineavamo come durante la campagna elettorale per le elezioni europee questa linea –vmolto impopolare nell’opinione pubblica italiana – era stata nascosta dal programma di Fratelli d’Italia e la stessa presidente del Consiglio praticamente non ne aveva mai accennato. Stesso atteggiamento era stato quello del ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Tajani.

Ma adesso il voto è passato e le forze pacifiste non sono state premiate dalle urne. Passata la festa e gabbato lo santo, la Meloni è tornata pubblicamente sulle posizioni belliciste e filo-atlantiche. Alla cosiddetta conferenza di pace in Svizzera, la premier ha ribadito a Zelensky che la “pace non è una resa” di Kiev ed entro un paio di settimane il governo ratificherà il nuovo decreto sull’invio di armamenti italiani che era sparito durante la campagna elettorale.

Contestualmente a questa scelta guerrafondaia dell’Italia, non rassicurano affatto le nuove sortite del segretario della Nato Stoltemberg, il quale ha esplicitamente invitato a installare un maggior numero di armi nucleari nei paesi Nato più vicino alla Russia, avviando una ulteriore escalation, nella quale il governo italiano sta trascinando ancora più a fondo il Paese. È sempre utile ricordare che in Italia sono già stoccate alcune decine di bombe nucleari nelle basi Nato di Aviano e Ghedi.

“Non entrerò nei dettagli su quante testate nucleari dovrebbero essere operative e quali essere immagazzinate – ha detto Stoltenberg – ma dobbiamo consultarci su questi temi: questo è esattamente ciò che stiamo facendo”.

“Questa non è altro che un’escalation”, ha detto il portavoce del Cremlino Peskov, ripreso dall’agenzia russa Tass. “A differenza dei funzionari occidentali, il presidente russo non parla mai di armi nucleari di sua iniziativa poiché prende sul serio la questione” – ha affermato Peskov – “Ogni volta che il presidente Putin commenta la questione delle armi nucleari, lo fa, rispondendo alle domande di qualcuno o ai giornalisti, compresi quelli stranieri”.

Il governo Meloni sta consapevolmente trascinando il paese nell’escalation della guerra contro la Russia in Ucraina. E lo fa in nome di una fedeltà e subalternità alla Nato che in realtà è solo il pagamento di una cambiale politica di “rispettabilità” che le consente un posto al tavolo del blocco euroatlantico, dove in molti non vorrebbero averla come vicina.

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