Cyril Ramaphosa dell’African National Congress (Anc) ieri è stato rieletto presidente del Sudafrica. Ha ricevuto 283 voti sui 400 dell’Assemblea nazionale. La sua riconferma è avvenuta sulla base di un accordo politico raggiunto dall’Anc con i tradizionali avversari di Alleanza Democratica (DA, conservatori) per la formazione di un governo di coalizione.
L’intesa è stata contestata da non pochi sostenitori del partito di maggioranza relativa poiché DA è considerato l’erede di formazioni politiche legate al periodo dell’Apartheid abbattuto proprio dall’Anc.
Due settimane fa, l’Anc, per la prima volta dalla fine dell’Apartheid, aveva perso la maggioranza assoluta ed è stato costretto a cercare alleati per formare il nuovo governo e assicurare la riconferma di Ramaphosa a capo dello Stato. John Steenhuisen, leader di DA, ha definito l’accordo un momento “storico”. Il segretario generale dell’Anc, Fikile Mbalula, si è detto certo che la partnership con DA “creerà stabilità”.
L’accordo prevede anche l’inclusione del Inkatha Freedom Party (Ifp), dominato dagli Zulu, e della piccola Alleanza Patriottica. Esclude invece l’Economic Freedom Fighters (Eff, sinistra radicale) e l’Umkhonto weSizwe (Mk) dell’ex presidente Jacob Zuma. Julius Malema, leader di Eff da tempo accusa l’Anc di aver smarrito buona parte della sua linea progressista e di non aver migliorato le condizioni di vita della maggioranza nera del Paese. Insiste inoltre per la confisca delle terre ai grandi proprietari a beneficio dei più poveri.
In queste ore si considerano anche i riflessi dell’accordo di governo sul ruolo del Sudafrica sulla scena globale, in particolare in Medio Oriente. A inizio anno Pretoria ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia di avviare un procedimento per genocidio contro Israele per la sua devastante offensiva militare contro Gaza e in questi mesi ha continuato a chiedere misure internazionali a protezione della popolazione palestinese.
Il nuovo Sudafrica emerso dalla fine dell’Apartheid si identifica con la causa palestinese e vede nella politica israeliana nei confronti di Gaza e della Cisgiordania dei paralleli con i Bantustan per i neri realizzati dal governo bianco dell’Apartheid.
Il caso alla Corte dell’Aia potrebbe andare avanti per anni, il che significa che il nuovo esecutivo di coalizione sudafricano lo erediterà. Alleanza Democratica non è d’accordo con l’accusa di genocidio contro Tel Aviv e preferirebbe vedere il Sudafrica impegnato a sostegno di soluzione negoziata tra israeliani e palestinesi. Il nuovo governo, perciò, potrebbe adottare una linea più morbida nei confronti di Israele.
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