Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

24/06/2024

L’insoddisfazione dei lavoratori italiani per paghe e condizioni di lavoro

L’Osservatorio JobPricing gestisce uno dei più aggiornati database sui salari italiani e fornisce approfondite consulenze agli operatori economici. Questo è il nono anno in cui pubblica uno studio sulla soddisfazione salariale nel paese, e anche quest’anno i risultati sono impietosi.

Circa 4.400 lavoratori hanno risposto a un’indagine online, incentrata su sei temi (equità, competitività, performance e retribuzione, trasparenza, fiducia e comprensione, meritocrazia). Anche se la situazione è migliorata rispetto allo scorso anno, parliamo sempre di 6 lavoratori su 10 che esprimono una marcata e persistente insoddisfazione.

Non sono soddisfatti soprattutto coloro che ricevono un compenso fisso, e che continuano a vedere le proprie entrare erose dall’inflazione. Gli aumenti dell’ultimo periodo son ben lontani dal recuperare il potere d’acquisto, e non si vedono misure governative che vadano in direzione diversa – tantomeno si vede l’introduzione del salario minimo –.

Oltre la metà di chi ha risposto alle domande ha affermato che la propria azienda non è intervenuta a sostegno dei salari. Ciò ha ovviamente comportato una discrepanza tra le aspettative dei lavoratori e le politiche retributive, incrementando la sensazione di insicurezza e sviluppando una crescente richiesta di trasparenza, equità e riconoscimento del merito.

La meritocrazia che tanto viene millantata come pietra angolare del sistema produttivo viene percepita come soddisfacente solo da 3,4 lavoratori su 10. La retorica meritocratica, alla luce dei fatti, si palesa per quel che è: un discorso padronale che serve ad atomizzare ulteriormente il lavoratore rispetto al contesto generale, che riproduce e cristallizza le disuguaglianze.

Le donne esprimono maggiore insoddisfazione degli uomini in tutti gli ambiti su cui è stata svolta l’indagine. Solo la metà degli intervistati ha fiducia in un miglioramento delle prospettive lavorative in questo 2024.

Il rapporto invita a un ripensamento delle strategie retributive, ma non solo. Nicole Boccardini, consulente di JobPricing, specifica che “sebbene la retribuzione fissa rivesta un ruolo significativo, il ‘Salary satisfaction report’ dimostra inequivocabilmente che sono gli elementi intangibili a fare la differenza: rapporto con colleghe/i e superiori, equilibrio tra lavoro e vita personale, e opportunità di sviluppo e formazione”.

È ovvio che la società di consulenza parli attraverso le categorie e i termini che sono propri del mondo aziendale. Ma quelli che vengono definiti “elementi intangibili” sono assolutamente concreti e materiali.

Rapporti di potere e controllo sul posto di lavoro, orari e tempi lavorativi, formazione e aggiornamento che dovrebbero spettare all’impresa. Sono il sostanziale parassitismo, lo sfruttamento intensivo e l’inaffidabilità del padronato nostrano a preoccupare i lavoratori, fuori dalle categorie della teoria economica dominante.

Non sorprende dunque che anche il rapporto State of the global Workplace dell’istituto statunitense di analisi Gallup denota gravi condizioni per la salute mentale di tanti lavoratori europei. E che in Italia uno su quattro arrivi a desiderare che la propria azienda vada incontro a problematiche e sconfitte.

Salario minimo, miglioramento delle condizioni di lavoro e della sicurezza, reato di omicidio sul lavoro, riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, per garantire più tempo per sé e per curarsi della propria salute mentale. Continua a essere questo il terreno su cui ridare dignità ai lavoratori.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento