Sono passati quasi quaranta anni dal primo vertice dei paesi più industrializzati che si tenne a Rambouillet nel 1975 e ispirato sostanzialmente dalle ambizioni di restaurazione globale del capitalismo della Commissione Trilaterale (per l’Italia c’era Aldo Moro).
Solo l’anno dopo, con l’ammissione del Canada, il vertice dei G7 ha assunto la conformazione attuale dopo la parentesi del 1997, in cui venne ammessa la Russia, dando così vita al G8. La Russia ne fu espulsa nel 2014 per l’annessione della Crimea e il G8 tornò un “club a sette”.
Ma in questi ultimi tre anni il mondo è cambiato molto ed anche la pretesa di supremazia delle maggiori potenze capitaliste su tutti gli altri, appare ormai contrastata punto su punto dai paesi emergenti.
In realtà già la nascita nel 2008 del vertice del G20 – esteso quindi alle economie dei paesi emergenti – era stato il segnale che qualcosa stava cambiando nei rapporti di forza mondiali. Inoltre quel vertice avveniva dentro la pesante crisi finanziaria dell’Occidente apertasi nel 2007. In quegli anni in cui grande banche statunitensi ed europee facevano crack e la crisi terrorizzava le economie occidentali, non era affatto raro sentirsi dire nel resto del mondo “la crisi è da voi, qui non c’è alcuna crisi, anzi stiamo crescendo”.
Ed è stato in quegli anni che le economie capitaliste avanzate dell’Occidente hanno cominciato a scoprire che non rappresentavano più la condizione e gli interessi di tutti ma solo del loro “Giardino” e che la globalizzazione era finita per essere sostituita dalla competizione globale.
Con l’apertura di questo G7 in Puglia a guida italiana, il resto del mondo si è fatto sentire su diversi dossier e con toni niente affatto concilianti.
In contemporanea con il vertice del G7 in Italia, a Nizhni Novgorod, in Russia, si sono infatti riuniti i ministri degli Esteri dei Paesi Brics, per la prima volta nella loro versione recentemente allargata (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Etiopia) che vede la presenza di altri Paesi invitati o di quelli che hanno già avanzato richiesta di adesione. Ovviamente non ci sarà l’Argentina del demo-dittatore Milei.
Negli incontri è emerso che i governi di Russia e Venezuela hanno siglato un memorandum contro le sanzioni unilaterali; Russia e India hanno siglato un accordo per il trasporto di carbone russo attraverso la rete ferroviaria iraniana; la Cina ha chiesto ai suoi partner di fare di più per contrastare le misure occidentali, e la Turchia ha ventilato pubblicamente l’idea di aderire al blocco dei Brics.
Insomma alla faccia delle sanzioni, anzi, proprio alla faccia delle sanzioni!
Proprio la Turchia, tra l’altro invitata come ospite al vertice del G7 in Italia, ha fatto sapere che il presidente turco Erdogan chiederà oggi ai leader presenti al G7 in Puglia di intervenire per porre fine all’intervento militare israeliano in corso a Gaza. Secondo la televisione di stato turca per Erdogan l’invito al G7 costituirà l’occasione per lanciare un appello e mobilitare i leader di tutto il mondo “per giungere alla fine di un massacro in corso da 8 mesi”. Nell’intervento del leader turco, sempre in base a quanto riporta TRT, Erdogan parlerà anche di Ucraina e di collaborazioni economiche. Erdogan è atteso nella località di Borgo Egnazia, dove arriverà direttamente dalla Spagna, in cui ha incontrato il premier spagnolo Pedro Sanchez.
Dal canto suo la Cina – già impegnata in un braccio di ferro con l’Unione Europea sui dazi contro le automobili cinesi – ha fatto sapere di non avere intenzione “di accettare alcuna sanzione unilaterale illegale: la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Russia non sarà interrotta da alcun soggetto terzo”.
Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian è stato esplicito sulle ipotesi che il G7 di Borgo Egnazia possa “mettere in guardia i piccoli istituti finanziari cinesi sulle transazioni relative alla Russia” per scoraggiare la copertura finanziaria a più ampio raggio. Pechino, ha aggiunto Lin, “adotterà tutte le misure necessarie per difendere i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi”.
Relativamente alla decisione di utilizzare i profitti degli assets russi sequestrati in Occidente per finanziare l'acquisto di armi per l’Ucraina, la Russia ha replicato che questo è “un passo che non porterà l’Occidente a niente di buono”. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato l’accordo raggiunto a livello negoziale nel G7 per fornire a Kiev un prestito da 50 miliardi di dollari garantendolo con i futuri profitti dai capitali russi congelati. Secondo la portavoce, citata dall’agenzia Interfax, “iniziative illegali come questa rischiano di provocare uno sbilanciamento del sistema finanziario e crisi devastanti”.
Un articolo dell’agenzia Ria-Novosti sottolinea invece come “l’atteggiamento del mondo nei confronti dell’Occidente è peggiorato nell’ultimo anno – e questo non è merito di Mosca e Pechino (anche se ci stanno lavorando), ma dell’Occidente stesso”. Secondo Ria-Novosti l’operazione israeliana contro Gaza ha assunto il carattere di genocidio e ha messo a nudo tutta la doppiezza delle democrazie occidentali.
“Il Sud del mondo accusa apertamente l’Occidente di usare due pesi e due misure e di assecondare Netanyahu e ridicolizza tutti i tentativi di dipingere Putin come un assassino e Netanyahu come un combattente contro il terrorismo” – scrive Petr Akpokov sulla Novosti – “L’Occidente non è già riuscito ad attirare i paesi del Sud del mondo in una coalizione anti-russa e, sullo sfondo di ciò che sta accadendo a Gaza, gli appelli ad “aiutare Zelensky” rimangono senza risposta”.
Anche il leader indiano Modi sarà ospite al vertice del G7 in Italia, ma gli analisti ritengono che l’India si atterrà in gran parte alla sua consolidata politica estera, compresi i propri legami di lunga data con Mosca. Spinto dagli acquisti di petrolio russo, nonostante le sanzioni dichiarate dalle potenze occidentali, il commercio totale tra India e Russia si è avvicinato ai 50 miliardi di dollari (46,3 miliardi di euro) tra il 2022 e il 2023, superando l’obiettivo fissato nel 2019 di raggiungere i 30 miliardi di dollari entro il 2025. Dal 2023 al 2024, le forniture di greggio russo, insieme a prezzi internazionali complessivamente più bassi, hanno fatto risparmiare all’India oltre 25 miliardi di dollari in valuta estera, riferisce il giornale indiano Hindustan Times che cita dati governativi.
Diciamo che l’India sta usufruendo di quel trattamento privilegiato sui beni energetici di cui aveva usufruito la Germania col gas russo fino a quando si è suicidata decidendo di rinunciare alle forniture di Mosca. Molti fattori della recessione economica tedesca sono anche dovuti a questa decisione.
Insomma per le potenze del G7 la festa è finita, o comunque non ci saranno più pasti gratis nelle relazioni con il resto del Mondo. I toni bellicosi e guerrafondai che affiancano le riaffermazioni di unità dell’Occidente sembrano più consolatorie che ispiratrici di un nuovo destino manifesto che dà per scontata la supremazia mondiale esercitata nei decenni scorsi.
E forse il rischio della guerra nasce proprio dal non voler prendere atto di questo cambiamento epocale.
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