Da sinistra a destra: il Premier australiano Tony Abbott e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. |
L’Australia ritiene che l’aggettivo “occupata” relativo a Gerusalemme est sia “inappropriato e inutile” e ha quindi deciso di smettere di usarlo. La risposta non si è fatta attendere: giovedì scorso 18 diplomatici della regione mediorientale e non, tra cui Egitto, Arabia Saudita e Indonesia hanno minacciato sanzioni al commercio. Israele, invece, ha definito la decisione australiana “rinfrescante”.
Gerusalemme
est è stata occupata da Israele nel 1967 assieme al resto dei territori
palestinesi e, nonostante Tel Aviv l’abbia annessa unilateralmente nel
1980, la comunità internazionale non ha riconosciuto la mossa e l’ha
condannata. Secondo il diritto internazionale, le costruzioni israeliane
su terra palestinese occupata nel 1967 – compresa Gerusalemme est –
sono illegali.
L’Australia si è detta “felice” di chiarire le sue posizioni dopo le proteste degli stati arabi: il
primo ministro australiano Tony Abbott, in visita negli Stati Uniti, ha
spiegato che “non c’è alcun cambiamento nella politica australiana sul
conflitto israelo-palestinese” e che quindi il cambio di riferimento
allo status di Gerusalemme est è “semplicemente un chiarimento
terminologico”. Ci ha pensato il procuratore generale
australiano George Brandis a spiegare le ragioni della scelta: “il
termine ‘occupato’ ha una valenza peggiorativa e il governo australiano
considera che non sia né appropriato né utile”.
Intanto
il ministro degli esteri di Canberra Julie Bishop a breve
incontrerà alcuni dei 18 ambasciatori che hanno minacciato di
interrompere i legami commerciali con l’Australia. Un business da
miliardi di dollari l’anno, che vede gli stati arabi –
specialmente Qatar e Giordania – come i maggiori destinatari dell’export
di carne ovina e di grano dall’Australia.
L’Australia,
fedele alleata di Washington e Tel Aviv, era incappata nelle ire di
Israele quando, pochi giorni prima della votazione all’Assemblea
Generale dell’Onu sul riconoscimento della Palestina come stato
osservatore non membro, aveva deciso di astenersi invece che votare
contro, come aveva promesso a Israele.
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