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16/06/2014

Il Movimento No Tav ricorre al Tribunale per i Diritti dei Popoli

La lunga storia del movimento NoTav si è arricchita di un nuovo e particolare momento di lotta, mai proposto prima né in Italia né in Europa. Si tratta del ricorso presentato dal movimento NoTav al “Tribunale permanente dei diritti dei popoli”. Si tratta di un tribunale molto particolare, a carattere sovranazionale e con valenze para-giuridiche ma di grande influenza morale, teorica e culturale. Nacque su impulso dell’ex partigiano Lelio Basso il 4 luglio 1976 ad Algeri, sulle orme di quel Tribunale Russel fondato dieci anni prima da Bertrand Russel e Jean Paul Sartre, per denunciare a livello globale i crimini commessi in Vietnam e in America Latina.

Oggi il tribunale permanente esercita funzioni di monitoraggio sulle violazioni dei diritti fondamentali dei popoli in ogni parte del globo. I giudici che ne fanno parte si riservano la possibilità di istruire veri e propri processi che pur non avendo effetti giuridici sensibili, portano alla ribalta conflitti sociali particolarmente aspri e cruenti, se non invisibili.

Nel caso del movimento NoTav, il ricorso al tribunale permanente è stato promosso dal Controsservatorio Valsusa, l’organo di controinformazione gestito – tra gli altri – da Livio Pepino, ex magistrato di Torino ed ex presidente di Magistratura Democratica, ora capofila nell’ambito del movimento di un ampia e influente area di intellettuali, studiosi di varia formazione e docenti universitari.

Nell’incontro pubblico tenuto a Susa venerdì 13 presso la Sala Rosaz, i relatori Livio Pepino, Sandro Plano (sindaco di Susa), Alberto Perino e Alessandra Algostino hanno illustrato ai presenti gli aspetti più importanti del ricorso presentato al tribunale, sottolineando che si tratta del «primo caso in Italia e in Europa». Il documento ripercorre sinteticamente le origini e le motivazioni della lotta contro il treno per poi analizzare in dettaglio quelle che si configurano come sistematiche violazioni dei diritti del popolo valsusino.

Il ricorso denuncia come in Val di Susa gli abitanti siano stati privati del diritto a partecipare in modo diretto e attivo ai processi decisionali che riguardano la grande opera dell’Alta Velocità. Ciò nega quanto sancito in diversi punti della carta Europea dei diritti fondamentali dell’uomo, più volte citata nel testo: il diritto all’accesso alle informazioni; l’obbligo di trasparenza nei processi decisionali, che non possono piovere dall’alto, ma ai quali ogni singolo individuo ha il diritto-dovere di essere coinvolto; il diritto al dissenso, sistematicamente calpestato con politiche repressive che di fatto indeboliscono - secondo un chiaro intento politico e lobbystico - una realtà forte e articolata come il movimento NoTav.

E ancora, si cita la «Dichiarazione Universale dei diritti umani» approvata dall’Onu nel 1948, la quale stabilisce che «è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione»; la costituzione della Repubblica italiana, citata in più passaggi, invece dichiara che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione», che «è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale […] che impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione economica, politica e sociale» e che «la repubblica riconosce e promuove le autonomie locali».

Il ricorso si snoda poi su un altro caposaldo della lotta NoTav: la dimensione ambientalista, ovvero la difesa, promozione e tutela del territorio e della salute, in contrasto alle logiche di land grabbing e di sfruttamento indiscriminato delle risorse. Ed è proprio la radice ambientalista, quella che fin dagli albori del movimento ha alimentato il conflitto tra stato e Valsusa. Anche in questo caso il testo del Controsservatorio richiama la costituzione: «la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione» nonché «la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività».

Il documento, redatto con numerose citazioni di documenti tradizionali del diritto sovranazionale, aspira a collocare il movimento NoTav sul piano dei grandi movimenti di lotta e indipendenza territoriale; le caratteristiche ci sono tutte, anche per quanto riguarda i tentativi ripetuti di reprimerlo.

Tuttavia è risaputo quanto le convenzioni europee e le carte sovranazionali redatte su temi di fondamentale importanza per i diritti individuali, non vengano quasi mai recepite dai nostri governi, così come la costituzione italiana sia ormai un testo obsoleto, una reliquia del passato da guardare sotto vetro con una certa nostalgia. Ed è risaputo quanto in Italia vengano privilegiati l’arbitrio, la deformazione sistematica del diritto, l’interpretazione ad usum proprium di qualsiasi norma, la corruzione come strumento di potere e contrattazione. In valle si tenta da 25 anni di sconfiggere tutto ciò, con ogni mezzo necessario, scagliandosi con forza contro una grande opera che in se racchiude il peggio - a ogni livello - delle politiche economiche e sociali del nostro paese.

Un diritto acquisito in Val di Susa può significare un diritto acquisito da tutti. Il ricorso dei NoTav al «Tribunale permanente dei diritti dei popoli», non è uno sterile esercizio di retorica giuridica, ma un fermo richiamo a principi inalienabili che sembrano ormai archiviati, contagiati dai mali che affliggono ogni governo contaminato da interessi lobbystici e di carattere privato.

Il ricorso è stato sottoscritto da tutti i sindaci NoTav della valle, da una serie di personalità della cultura come Ken Loach, Paolo Rumiz, padre Zanotelli, Serge Latouche, Ellekappa, oltre che da enti come l’International Association of Democratic Lwayers e l’Associazione Nazionale Giuristi Democratici.

L’obiettivo per presentare il ricorso è di almeno 10.000 firme.

La versione integrale del ricorso potete leggerla qui.

Per lasciare la vostra adesione, potete firmare qui.

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