‘Dopo la liberazione, la distruzione’. Il titolo del rapporto della Ong Human Rights Watch (Hrw)
è molto chiaro su come sono andate e rischiano di andare le cose in
Iraq, segnato da profonde divisioni settarie che sono esacerbate dal
conflitto con il sedicente Stato Islamico.
Secondo le notizie e le testimonianze raccolte da Hrw, le
milizie, i volontari e le forze di sicurezza irachene hanno distrutto e
saccheggiato almeno due villaggi sunniti, dando alle fiamme abitazioni e
negozi degli iracheni sunniti fuggiti dalle violenze. Una
palese violazione delle leggi di guerra, accaduta la scorsa estate,
quando le Forze armate irachene, con il sostegno dell’aviazione della
coalizione anti-Isis, sono riuscite a rompere l’assedio dei jihadisti ad
Armeli. La vendetta è scattata contro quei villaggi delle province di
Salahuddin e Kirkuk che erano stati occupati dalle milizie dello Stato
Islamico e, inoltre, la Ong ha denunciato il sequestro di undici persone
durante le operazioni.
“L’Iraq non potrà vincere la battaglia contro le atrocità
(dello Stato Islamico) con attacchi ai civili che violano le leggi di
guerra e sfidano l’umana decenza”, ha detto Joe Stork. vicedirettore Hrw
Africa e Medio Oriente. “Gli abusi delle milizie stanno gettando
scompiglio tra la popolazione irachena più vulnerabile e stanno
esacerbando l’astio settario”.
Secondo il rapporto, dopo la liberazione di Armeli,
tra ottobre e novembre sono stati presi di mira 47 villaggi dell’area. I
danni maggiori sono stati provocati dall’incendio delle case o da
demolizioni. E le ragioni di tanta violenza sono da ricercare in
un misto di vendetta per la presunta collaborazione con l’Isis e di
punizione collettiva contro i sunniti e le altre minoranze. Una
ritorsione di stampo settario, dunque, che getta un’ombra sul sostegno
internazionale alle milizie extra governative e alle stesse Forze di
sicurezza irachene, che non hanno saputo vigilare sui volontari che si
sono uniti alla battaglia contro l’Isis.
Gli episodi denunciati dalla Ong rischiano di ripetersi in questi
giorni in cui è in corso l’offensiva governativa per riprendere la città
di Tikrit, teatro del massacro di oltre mille soldati
sciiti l’anno scorso per mano dell’Isis. Al fianco dei soldati
combattono le unità di mobilitazione popolare, composte da sunniti e
sciiti, ma dominate dalle milizie sciite preesistenti, che stanno
guadagnando potere sul campo. Notizie di saccheggi e vendette
sono già circolate e il timore è che diventino la prassi, gettando il
Paese in un settarismo già alimentato dai governi sciiti post-Saddam
Hussein, con il sostegno degli Usa che dopo l’invasione del
2003 hanno preteso l’espulsione dall’esercito e dall’amministrazione di
chiunque avesse avuto legami con il partito Baath o l’ex regime. Un
ripulisti generale che ha dato potere agli sciiti a danno dei sunniti,
marginalizzati dai governi iracheni.
“L’Iraq sta affrontando sicuramente minacce serie nel conflitto con
l’Isis, ma gli abusi commessi dalle forze che combattono contro l’Isis
sono così incontrollati e vergognosi che minacciano la tenuta dell’Iraq
sul lungo termine”, ha detto Stork. E a pagare il prezzo di questo
scontro settario è la popolazione civile, stretta tra la minaccia
dell’Isis e la paura di vendette da parte delle milizie.
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