I lavoratori della Chrysler hanno approvato la nuova proposta di contratto, dopo aver bocciato sonoramente quella precedente. I dati definitivi si sapranno in giornata, ma quelli finora noti danno questa volta il ‘si’ largamente maggioritario in tutti gli stabilimenti. Il sindacato, che in prima battuta si era appiattito sull’immagine di Marchionne, riesce ad offrire alla FCA il risultato che si attendeva, dopo essersene formalmente smarcato. Ha fatto alla Chrysler ampie concessioni, tenendole nascoste ai lavoratori, indotti, tra persuasione e intimidazione, ad accettare la nuova proposta che migliora le condizioni di una parte di essi, e nel contempo offre all’impresa nuove strade per abbassare il costo del lavoro.
Per raggiungere questo risultato l’UAW ha ingaggiato l’agenzia BerlinRosen di New York che ha messo a punto una strategia di promozione della proposta di contratto. Ha prodotto alcuni video. Ha cercato di indirizzare la discussione sulle proprie pagine di Facebook e di Twitter. Ha lasciato ai sindacalisti degli stabilimenti l’illustrazione dell’accordo, per far dimenticare i sonori fischi subìti dai capi nella prima tornata. Ha accorpato il voto in due giornate, ed ha fatto svolgere le operazioni nelle sedi locali del sindacato, lontane dagli stabilimenti.
La precedente proposta di accordo era stata bocciata soprattutto perché i lavoratori pretendevano equal pay for equal work, parificazione salariale tra assunti prima e dopo il 2007, tra i ‘veterans’ a salario pieno e i cosiddetti ‘workers in progress’ con un salario di ingresso ridotto alla metà e modeste possibilità di miglioramento. Nella nuova intesa l’obiettivo della parificazione sembra realizzarsi, anche se attraverso una progressione salariale scaglionata in 8 anni che consente solo agli assunti negli ultimi 4 di avere la garanzia di raggiungere il livello dei ‘veterans’ nell’arco del contratto.
Per gli altri la parificazione è solo promessa, e, come rileva un editorialista del Detroit News, "rich UAW-FCA deal masks long-term risks". I rischi mascherati in questo ‘ricco’ accordo non sono solo legati alla contrattazione futura. Riguardano, in quella presente, l’odioso sistema di turnazioni, finalmente preso in considerazione dall’UAW, ma fatto solo oggetto di una promessa di discussione con l’impresa entro sei mesi.
Le altre novità sostanziali riguardano l’abbandono da parte del sindacato dell’idea di cogestire con le aziende dell’auto di Detroit il sistema sanitario dei lavoratori in servizio, e la rinuncia della FCA di trasferire attività produttive in Messico.
La realizzazione, sia pure parziale, dell’equal pay for equal work è fatto passare per un successo dell’UAW, evidentemente addormentata prima che i lavoratori le suonassero la sveglia. Per l’impresa è implicito un aggravio di spesa, ma, come ha osservato Kristin Dziczec, direttore dell’Industry & Labour Group del Center of Automotive Research, “per addolcire una trattativa si deve prendere qualcosa da qualche altra parte”. Il sindacato infatti ha fatto sostanziose concessioni alla Chrysler, senza renderle pubbliche. Sono emerse solo frugando tra le 400 pagine che raccolgono le minute dell’accordo.
Non è stato posto alcun limite a nuove assunzioni a salario ridotto a metà, e non è stata garantita ai futuri assunti una progressione salariale. E’ stato consentito il raddoppio del numero di lavoratori temporanei. E’ stato persino previsto un meccanismo di riduzione dei ‘veterans’ in soprannumero nel caso di un ridimensionamento dell’attività produttiva di singoli stabilimenti, con una scelta tra licenziamento e passaggio a lavoratore temporaneo.
Dopo la decantata operazione equal pay for equal work, la stratificazione salariale in Chrysler è grossomodo la seguente:
1. i ‘veterans’ assunti prima del 2007: salario pieno
2. i lavoratori ‘in progress’ assunti da almeno 4 anni: raggiungeranno il livello dei ‘veterans’ nell’arco contrattuale,
3. i lavoratori in progress con meno di 4 anni di anzianità di servizio: dovrebbero raggiungere il livello dei ‘veterans’ entro la prossima tornata contrattuale,
4. i lavoratori permanenti assunti dopo il contratto: livello salariale leggermente inferiore a quello iniziale dei ‘vecchi’ lavoratori ‘in progress’, senza progressione salariale,
5. i lavoratori temporanei, vecchi e nuovi assunti: senza diritti salvo a limitati servizi sanitari, con livelli salariali prossimi a quelli iniziali dei lavoratori ‘in progress’.
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