Una denuncia sulle emissioni truccate dei motori diesel della Volkswagen era stato segnalata all'Unione Europea già nel 2013, sia da organismi indipendenti che da funzionari dell’Unione. Oggi è il Financial Times a rivelare che l'ex commissario all'ambiente Janez Potocnik aveva segnalato la discrepanza in termini di emissioni tra i risultati dei test delle case automobilistiche e le prove su strada. Ma l'allarme era stato ignorato.
Potocnik in una lettera del febbraio 2013 all'allora commissario all'industria Antonio Tajani segnalava che molti ministri di paesi europei ritenevano ci fosse "una significativa discrepanza" tra le performance delle auto nella realtà ed i risultati dei test in laboratorio ed è questo elemento "la principale ragione" per la quale gli standard di qualità dell'aria non stanno scendendo verso i valori indicati dall'Unione Europea.
Ma nel 2013 anche il Centro Comune di Ricerca della Commissione europea (Jrc), aveva allertato in un suo rapporto del 2013 la Commissione sulla grave discrepanza riscontrata nell'Ue fra i livelli di emissioni di ossidi d'azoto (NOx) della autovetture nei test di laboratorio e quelli riscontrati in condizioni reali su strada, avvertendo anche che era possibile che fossero installati nei motori eventuali "defeat device" (i software per manipolare i test scoperti nello scandalo Volkswagen), anche perché il Regolamento Ue del 2007 che li proibiva (Ce 715/2007) contiene delle "eccezioni" che "lasciano spazio a interpretazioni".
Il Jrc però non si era spinto a raccomandare alla Commissione un'iniziativa per rilevare la presenza di possibili "defeat device" installati nelle auto, perché, notava, questo non era "in senso stretto, nel mandato del suo studio", ma sottolineava comunque che nuovi test "su strada", invece che in laboratorio, avrebbero reso "difficile in pratica, se non impossibile" l'uso di questi dispositivi. Si pone dunque il problema – richiamato oggi dal Financial Times – del come mai l’avvertimento del Jcr alla Commissione Europea sia rimasto senza conseguenze.
Qualcuno – e probabilmente a ragione – sostiene che a bloccare tutto siano state le forti pressioni sulle istituzioni europee e sugli Stati membri da parte delle lobby dell'industria automobilistica, e soprattutto di quella tedesca, notoriamente molto influente a Bruxelles.
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