Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

03/10/2015

In Senato è ormai una gara di "rutto e scoreggia libera"

La qualità della politica si vede da lontano, addirittura dal body language. E il cosiddetto parlamento italico ha raggiunto da tempo il livello più basso da Caligola ad oggi.

Si può comprendere, e condividiamo, la rabbia delle senatrici di fronte allo sconosciuto sen. Barani – di cui si ricorda solo l'entusiasmo craxiano e l'obbedienza a Denis Verdini – e quindi comprendiamo anche lo scivolare del loro linguaggio nell'insulto da strada. Diciamo che ce ne sono venuti in mente anche di più crudeli ma – appunto – non ci sembra il caso di precipitare al livello di mr Barani, ovvero alla gara di "rutto e scoreggia libera" di cui fantasticava il povero Fantozzi.

Non vorremmo però partecipare a quel coro di presunta indignazione, e di sorrisetti furbi, per un gesto osceno che è prontamente scattato per nascondere il vero delitto che si sta consumando in questi giorni contro la Costituzione nata dalla Resistenza. Curioso, no, che i giornali oggi parlino soltanto della mimica postribolare di un senatore per caso piuttosto che del merito di uno sconquasso costituzionale?

Non diciamo questo perché quella fosse una Costituzione “socialista”, come dicono apertamente alcuni renziani con nostalgie fasciste; né perché fosse priva di difetti ampiamente emendabili. Ma quello che sta avvenendo – e non solo in parlamento (molto minuscolo...) – è un vero cambio di regime politico.

Sul piano costituzionale, infatti, si sta disegnando un dispositivo che consente a chi vince – anche di poco, anche con pochissimi voti – le elezioni politiche di disporre di un potere incontrollabile, superando la classica tripartizione dei poteri dello Stato liberale. Un premier che dispone tranquillamente del parlamento (ovvero del potere legislativo, subordinato definitivamente al potere esecutivo), contiene la magistratura, monopolizza il potere mediatico e l'informazione (l'offensiva contro RaiTre, oggi ben lontana dall'antica tele-kabul curziana, è più che un segnale di bulimia totalitarista), è lontano anni luce dallo spirito della pur declinante democrazia occidentale.

Ma di questo, sui media mainstream, non si parla più. Le Costituzioni si scrivono col sangue, recita l'antico mantra del pensiero politico moderno. Perché la fissazione delle regole del “patto costituente” tra le classi sociali arriva sempre al termine di un conflitto all'ultimo sangue, al termine di un'autentica guerra civile, con il dichiarato intento di non vederne partire una nuova.

Mettere le mani sulla Costituzione, senza discussione che coinvolga il popolo nelle scelte, anzi con votazioni parlamentari che non raggiungono neanche la maggioranza degli eletti aventi diritto, è un modo cinico di usare il (momentaneo) potere e mettere in moto un conflitto sociale senza regole; nell'illusione che la legittimazione del dispotismo delle élite possa mettere la museruola perenne agli sfruttati.

È accaduto ieri, in senato (sempre più minuscolo), dove l'unico voto segreto su un emendamento minore presentato addirittura dalla Lega è passato con soli 160 voti. Volendo essere precisi, abbiamo questa situazione: la Costituzione viene cambiata in senso apertamente reazionario da una “maggioranza a geometrie variabili” composta da parlamentari nominati da capibastone e infinitamente disponibili a cambiar casacca dalla mattina alla sera, totalmente estranei e indifferenti alla materia costituzionale trattata ma unicamente preoccupati di trovare nuovi sponsor per un altro giro di poltrone. E nonostante questo non riescono neanche ad essere maggioranza fisica in un senato così sfessato...

In effetti, non sembrano aver molto altro da fare, se non impegnarsi a fondo in quella "nobile" gara fantozziana.

E infatti, pochi minuti fa, in 169 hanno approvato l'emendamento che modifica l’articolo 2: i consiglieri regionali e sindaci (componenti del nuovo Senato) saranno scelti con un "listino" votabile alle elezioni regionali, e poi ratificati dai Consigli regionali stessi. Nominati due volte, insomma, se per caso dovesse passarne uno non proprio allineato...

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento