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17/05/2017

Venezuela. Squadroni della morte e omicidi mirati contro i rivoluzionari. Ucciso il “Chico Alejo”

C’è un salto di qualità nell’ultimo assassinio contro i militanti chavisti in Venezuela. Questa volta si è trattato di un vero e proprio omicidio mirato, una dinamica da squadrone della morte più che da guarimbas o squadrismo de calle. La vittima è un internazionalista cileno, da tempo attivo in Venezuela come tantissimi altri rivoluzionari latinoamericani. José Muñoz Alcoholado era a cena a Caracas. Non un semplice ritrovo tra amici, ma tra compagni, che erano convenuti in quel ristorante per una manifestazione a sostegno del processo bolivariano e del governo venezuelano.

Dopo un paio d'ore pare che due commensali, seduti ad un tavolo vicino, si siano alzati e abbiano aperto il fuoco contro José. Gli hanno sparato diretto in faccia. Così l'hanno ammazzato. Le indagini sono ancora aperte, ma non è peregrino immaginare la parte da cui provengono gli assassini.

Josè Munoz Alcoholado è cileno, figlio di un carabiniere membro del GAP (Grupo de Amigos del Presidente), che fu accanto ad Allende fino agli ultimi istanti della sua vita, prima che fosse troncata dal golpe fascista di Pinchet. Il Chico Alejo, nome con cui era conosciuto dai compagni, ha dedicato la sua vita alla lotta, alla rivoluzione. Tra il suo paese, dove alla fine degli anni '80 era stato tra i fondatori del MIR-EGP, una delle costole in cui si divise il MIR, e l'estero, dove a più riprese è stato costretto ad emigrare: Germania, Cuba, Nicaragua, Colombia e, ovviamente, Venezuela.

E’ evidente come dalla dinamica dell’assassinio emerge una modalità da killer professionali. Un salto di qualità, quello dell’eliminazione di attivisti internazionalisti in Venezuela, che indica un livello di escalation agli uomini e alle strutture del progetto bolivariano “pensate in alto”, ben oltre la destra di piazza che il sistema massmediatico ci ritorna come immagina della protesta in Venezuela.

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