Con un comunicato postato anche sulla loro pagina Facebook tornano a denunciare la loro situazione e annunciano un sit-in per il 25 maggio: “Mandati a casa dopo la protesta: dovevano eliminare il volontariato, scelgono di prendersela con i volontari. Ieri sera, con un sms, il presidente dell’associazione Avaca ha comunicato agli scontrinisti della Biblioteca nazionale che, per decisione del direttore generale della Biblioteca Nazionale, da oggi non si sarebbero dovuti presentare a lavoro”. E “oggi il direttore generale, che si è rifiutato di mettere per scritto tale comunicazione perché formalmente gli scontrinisti non sono lavoratori e quindi ‘non ne hanno diritto’, ha confermato la sospensione con effetto immediato della convenzione con l’associazione Avaca”.
“Da oggi – spiegano gli scontrinisti – non svolgeremo più le nostre mansioni e non riceveremo quel magro rimborso di 400 euro pesato a scontrini. Non riceveremo neanche una minima forma di indennità di disoccupazione, nonostante un’anzianità nella biblioteca di sei, dieci e a volte diciassette anni”, quindi “di fronte alla sacrosanta richiesta di lavoratori, camuffati da volontari, di poter accedere a concorsi – che non vengono banditi – e di vedere riconosciuto il loro lavoro con un contratto vero, la risposta è stata mandarli a casa”.
Ma gli scontrinisti non si arrendono, anzi “con ancora più determinazione” giovedì 25 maggio saranno davanti alla Biblioteca nazionale a manifestare “per chiedere investimenti nella cultura e riconoscimento del loro lavoro e lanciano un appello ai tantissimi lavoratori in condizioni simili ad unirsi a loro”. Quello che chiedono arrivati a questo punto è “una risposta del ministero dei Beni Culturali che sembra disinteressato alla nostra condizione, ma complessivamente allo stato della cultura e dei suoi lavoratori in Italia. Vorremmo capire se il ministero intende riconoscere il lavoro ed eliminare il volontariato o preferisce prendersela con i volontari”.
Fonte: Askanews
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Scontrinista alla biblioteca nazionale di Roma: «Pur di lavorare costretta al precariato estremo»
Intervista. La visibilità ottenuta dalla protesta contro il lavoro mascherato dal “volontariato” ha provocato la sospensione della convenzione tra l’associazione Avaca e il ministero dei beni culturali. Parla Federica, lavoratrice a scontrino alla biblioteca nazionale di Roma
Roberto Ciccarelli, da ilmanifesto.it
Federica, lavoratrice a scontrino alla biblioteca nazionale di Roma, perché siete stati allontanati?
È stata inviata un’ispezione dal Mibact per esaminare il caso e hanno interrotto la convenzione con l’associazione Avaca. È stata una manovra maldestra. Con le Rsu della biblioteca siamo andati dal direttore chiedendo di mettere per iscritto la sospensione. Ci hanno risposto che non ci spetta: siamo volontari, non lavoratori e di rivolgerci a Avaca.
Di concorsi non se ne vedono e, in quanto «volontari», non rientrate nelle stabilizzazioni Madia. A cosa puntate?
Abbiamo iniziato con la cooperativa Biblionova, un servizio esternalizzato e gestito con contratto e busta paga. Visto che non ci vengono riconosciuti gli anni di lavoro, almeno che ci sia data una stabilizzazione con questa cooperativa. Abbiamo pensato a un contratto con Ales, società in house del Mibact, ma sembra che costi di più che pagare un dipendente di ruolo. Entro il 30 giugno il ministero introdurrà il servizio civile con volontari che ruotano ogni sei mesi. Nel caso in cui Avaca vincesse il bando noi non ci saremo. Puniti per avere denunciato una situazione di lavoro non riconosciuto mascherato da volontariato.
Cosa spinge una persona a lavorare per anni a rimborso spese con gli scontrini?
La disoccupazione e i contratti che non vengono fatti da nessuno. In Italia una persona con titoli di studi, pur di lavorare, è costretta ad accettare un lavoro come questo per non restare a casa. Un lavoro a condizioni allucinanti, senza nessuna tutela, un precariato estremo.
Alternative?
La situazione è delicata e non è semplice. Il primo obiettivo è la manifestazione di domani davanti alla biblioteca in viale Castro Pretorio. Poi continueremo la protesta. Vogliamo una risposta dal ministero, ce la deve visto che ci ha sfruttato per questi anni senza degnarci di una comunicazione se non verbale. Oggi il ministro Franceschini dovrebbe rispondere a un’interrogazione di Sinistra Italiana.
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