21/05/2017
Giù le mani dal Venezuela!
Assistiamo in queste settimane all’ennesima recrudescenza della destabilizzazione del Venezuela da parte delle forze politiche che rappresentano le oligarchie relegate ai margini del potere dalla Rivoluzione Bolivariana.
Gli scontri e le provocazioni orchestrate dai partiti della destra e dell’estrema destra venezuelana che fanno riferimento agli interessi della borghesia legata agli interessi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea hanno causato in pochi mesi molte decine di morti. Per la stampa e per la propaganda delle forze che sostengono la destabilizzazione si tratterebbe di ‘vittime della repressione del regime di Maduro’, ma a guardar bene una consistente parte dei morti erano militanti e dirigenti delle forze bolivariane e chaviste, uccisi spesso da veri e propri sicari.
La narrazione mainstream che vorrebbe il “popolo venezuelano” opposto ad un regime dittatoriale costituisce una lettura falsa e strumentale che va assolutamente respinta.
La verità è che il popolo venezuelano è spaccato. Da una parte ci sono coloro, per lo più appartenenti alle classi medio-alte (in grado di reclutare e fomentare alcuni strati di sottoproletariato urbano), che vorrebbero recuperare i privilegi di cui godevano prima della Rivoluzione e il potere che hanno esercitato a lungo in maniera incontrastata. Dall’altra ci sono vasti settori popolari che invece sono intenzionati a difendere con le unghie e con i denti il nuovo sistema politico ed economico che nonostante la crisi degli ultimi anni ha permesso una più equa distribuzione delle ricchezze provenienti dalle royalties petrolifere permettendo a milioni di poveri di accedere alla sanità, al lavoro, all’assistenza sociale, all’istruzione.
E’ stato proprio il crollo del prezzo del petrolio e del gas sui mercati internazionali, pochi anni fa, a permettere alle opposizioni di destra venezuelane di aizzare una vera e propria vandea violenta contro il governo e le autorità del paese, approfittando dello scontento diffuso tra gli strati popolari alle prese con le difficoltà economiche e la penuria. L’alleanza, che ha tenuto per alcuni anni, tra una parte della borghesia nazionale e i settori popolari, resa possibile dalla nazionalizzazione della rendita petrolifera, è da tempo saltata gettando il Venezuela nella più grave crisi degli ultimi decenni.
In Venezuela lo scontro non è, come la narrazione e la propaganda vorrebbero farci credere, tra favorevoli e contrari alla “democrazia”; a Caracas a opporsi sono diverse classi sociali con interessi e obiettivi distinti e opposti. Uno scontro di classe di fronte al quale tutte le forze comuniste e progressiste devono prendere posizione e schierarsi dalla parte dei settori popolari che difendono le conquiste sociali e politiche della Rivoluzione.
Allo stesso modo non si può non denunciare il ruolo nefasto e irresponsabile degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che non esitano a sostenere bande violente e fasciste pur di restaurare il proprio controllo sul paese centrale negli equilibri economici, politici e militari di tutta l’America Latina. La destabilizzazione violenta del Venezuela rischia seriamente di sfociare in una vera e propria guerra civile, dalle conseguenze gravissime, sull’onda di quanto già avvenuto – anche in quei casi le responsabilità di Washington e Bruxelles sono enormi – prima in Siria e poi in Ucraina.
Per questo mercoledì 17 maggio abbiamo promosso insieme ad altre forze politiche e sociali la mobilitazione di fronte al Senato per manifestare la nostra contrarietà alla complicità del ministro Alfano e del governo italiano tutto con le forze della destra venezuelana.
Ci sembra assai significativo degli interessi in gioco che il Partito Democratico si schieri al fianco dell’estrema destra di Fratelli d’Italia, come nell’iniziativa organizzata a Firenze lo scorso 18 maggio assieme ad alcuni rappresentanti delle forze golpiste venezuelane.
Lanciamo un appello a tutte le forze antimperialiste affinché l’attenzione su quanto avviene in Venezuela sappia trasformarsi in mobilitazione immediata anche nel nostro paese qualora gli avvenimenti lo richiedano.
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