Smottamento ai vertici della Rai in contemporanea alle grandi manovre politiche per arrivare a definire una legge elettorale e, caso mai, alla caduta del governo Gentiloni. Di Rai e non solo Radio Città Aperta ha voluto parlare con Carlo Freccero, membro del Cda di viale Mazzini e storico uomo dei media. L’audio dell’intervista è ascoltabile qui.
Buongiorno, Freccero...
Buongiorno...
Riepiloghiamo velocemente. Il Consiglio di Amministrazione della Rai ha bocciato il piano per l’informazione proposto dal direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto. Una bocciatura che equivale sostanzialmente ad una sfiducia del progetto di lavoro del direttore generale. Che cosa succede adesso e perché è successo questo?
Innanzitutto è stato bocciato da parte dei consiglieri della maggioranza e della destra. Lo dico perché bisogna specificare chi è stato, se no...
In due, precisamente lei e Fortis, vi siete astenuti...
Esattamente. Per quale motivo io mi sono astenuto? Vorrei spiegarlo al pubblico in modo tale che sia chiaro questo atteggiamento. Il piano era composto da diverse parti, tra cui una parte digital first, sulla quale io ero d’accordo, invece una parte sui Tg generalisti che non mi trovava d’accordo. Allora mi sono astenuto. Praticamente come per il referendum del 4 dicembre. Tutti erano d’accordo in qualche modo nell’abolire il Cnel o l’art. V, ma chiaramente gli altri punti erano molto più importanti e si è votato... Io ho votato No. Chiaro? Questo per spiegare un po’ al pubblico dei vostri ascoltatori che è informato e sa distinguere, in qualche modo... Le cose sono a livello più complesso e non a livello elementare.
Sì, assolutamente...
Il piano aveva una parte che non mi sembrava adeguata alla complessità dell’informazione Rai. Questo però non è un atto di istituto, o meglio... Per me è un inizio di una discussione più franca, in cui questo piano deve essere in qualche modo studiato in collaborazione sia con il Consiglio di Amministrazione sia con il presidente. Questo per chiarire le cose. Adesso poi, naturalmente, leggo sui giornali alcune ipotesi di lavoro... Io non ne so nulla perché appartengo in qualche modo ad un piccolo ruolo, ritagliato, dentro al quale io mi esercito sui programmi e sulla, diciamo così, riuscita della Rai. E’ chiaro che se il cda, la maggioranza, decide di dare le dimissioni è un brutto segnale per l’indipendenza del cda. Verrebbe da dire che sono manovrati, teleguidati, eterodiretti, dalla politica, perché invece – da quanto so e da quanto vedo – si comportano come persone in qualche modo indipendenti, che hanno una loro visione della politica, ma che, in qualche modo, pensano sempre prima alla Rai che agli ordini di qualcuno. Quindi attenzione: se, come dice stamattina Repubblica, qualcuno della maggioranza vuole in qualche modo che si dimetta tutto il consiglio, o meglio, la maggioranza del consiglio che è composta dalla scelta del Pd, vorrebbe dire un fallimento totale del Pd. Sarebbe la gogna mediatica, la vergogna, sarebbe in qualche modo la prova che ancora una volta Renzi è in qualche modo “copernicano”. Tutti i media ruotano intorno a lui. Credo che non sia vero, e questo lo dico per voi, anche perché è per voi ascoltatori che sarebbe una vergogna totale. Quindi mi auguro che questa ipotesi di dimissione del consiglio non sia vera. E’ chiaro che si pongono dei problemi, ma i problemi nascono dalla legge; una legge sbagliata sulla Rai. Una legge che ho sempre combattuto e che dà questi frutti; dove, in qualche modo, si è trasformato il Tg in un tuo delegato e senza avere pesi e contrappesi; e quindi un pasticcio. Lo dico con molta sincerità ma anche con molta chiarezza. Vedo tutte le riforme che ha fatto l’ex presidente Renzi, che forse erano dettate anche da una buona volontà. Si sono rivoltate sempre contro di lui. Sono chiaro?
Assolutamente. Tra l’altro fu proprio Renzi, magari non personalmente, a nominare Campo Dall’Orto direttore generale in area Leopolda, diciamo così...
Bravo...
Con il progetto di rendere la Rai finalmente indipendente e slegata dalla politica. Ora quello che accade in questi ultimi giorni fa pensare esattamente l’opposto, che forse non sia mai stato così stretto il rapporto; e quindi così ostaggio, la Rai, della politica...
Esattamente. Ma siccome io ho fiducia nei miei colleghi del Cda spero che questa cosa venga smentita dal loro comportamento. Siccome io rispetto sempre le persone e quindi, se rispetto i miei colleghi del consiglio di amministrazione, spero tanto che il loro comportamento e il loro operato, la loro presa di posizione, sia in qualche modo in contrasto con quello che circola. Perché io stimo i miei colleghi e quindi penso che non siano così ridotti a burattini. Assolutamente no. Me lo auguro e ne sono convinto. Sì, è chiaro, siamo in una situazione molto paradossale, ve lo dico subito; perché vedete, ieri sera è avvenuta una cosa molto pregevole. Il programma di Fazio, qualcuno ci può anche in qualche modo trovare difetti, però è stato un’orazione civile di 3 ore e dieci minuti, con risultato di oltre 4 milioni ed è una prova, mi sembra, altisonante della Rai. Però di fatto c’è un clima avvelenato. Non solo, vado avanti, vi annuncio una cosa. Santoro sta preparando una cosa meravigliosa con i documenti, con i filmati dei pompieri su Rigopiano, per la festa della Repubblica, per dimostrare che l’Italia non è fatta solo di disfattismo, ma è fatta anche di buona volontà. Credetemi, l’ho vista, è una cosa meravigliosa. E’ un film straordinario. Bene, questa è un’altra prova della volontà di andare avanti, ecc. Però è vero che c’è un clima avvelenato. Un clima avvelenato dal fatto che – tutti hanno colpa, attenzione – anche il direttore generale deve pensare a trovare un confronto con gli altri. Io non ho voglia di fucilare nessuno, a me interessa solo che la Rai funzioni. Io sono legato alla Rai moltissimo, lo vedete come mi sono comportato, lo vedete che difendo anche la liberazione del tetto per gli artisti, che non è in qualche modo in sintonia con con chi mi ha eletto, quindi sono assolutamente libero... Anzi, devo ringraziare assolutamente Di Maio che non mi ha mai chiamato, mai. Io vorrei che questa telefonata fosse registrata, fosse tradotta in agenzia... Anzi sono io che ho chiamato due volte Fico, per dirgli, appunto, le situazioni che si stavano creando. L’ho chiamato due volte, Fico, proprio per dire: attenzione, cercate di intervenire come vigilanza per favorire la Rai. Io. Chiaro questo fatto?
Lei parla della commissione di vigilanza...
La Vigilanza. Per avvertirlo che c’erano dei problemi, e che occorreva risolverli. Io due volte ho chiamato, sì... Io.
Leggevo L’amaca di Michele Serra – su Repubblica – che si occupava proprio di questo. E sostanzialmente metteva un po’ in dubbio l’utilità reale della commissione di vigilanza Rai...
Sì, va bene, guardi, posso dire... ha ragione. Ma in questa situazione cerchiamo un attimo di ragionare a bocce ferme. Poi, dopo, rivediamo la situazione. Io stimo moltissimo Serra, ...ha anche ragione, totalmente. Ma in questo momento credo che la Commissione di Vigilanza, anche perché ci sono dei componenti che conoscono male la televisione... Per cui le darei anche un ruolo di controllo, di aiuto. Anzi, questa cosa mi trova in qualche modo molto riformista, molto conservatore. Però, in questa fase, non facciamo altro casino. Manteniamola. E devo dire che tutte le volte che ho incontrato la vigilanza, tutto si è svolto in un clima veramente di confronto duro, ma molto, molto molto positivo. Mi sono confrontato con l’on. Brunetta, con l’on. Gasparri, con il Pd, con Verducci... Alla pari, cioè veramente con grande rispetto generale. Per cui in questo momento salviamo anche la vigilanza. Perché la situazione non è definita, perché ancora una volta siamo in una situazione ibrida, in cui il servizio è pubblico, in cui la Rai è servizio pubblico a metà, tv commerciale... Ci vuole chiarezza, per cui è un discorso molto complesso. Per cui manteniamo lo status quo, manteniamo soprattutto il fatto che ognuno possa – in qualche modo – decidere che la Rai viene prima di tutti quanti. Della politica, degli interessi personali e della propaganda. La Rai viene prima della propaganda.
Questo è l’auspicio che sicuramente abbiamo tutti quanti. In chiusura, un’ultimissima cosa. Andando a guardare semplicemente i dati di ascolto ottenuti dalla Rai, effettivamente nell’ultimo periodo la gestione di Campo Dall’Orto non può essere definita come negativa, perché ci sono dei dati in crescita. Allora le chiedo: quale è stato il vero errore di Campo Dall’Orto? O il più grave...
Guardi, è molto semplice... Non conosce molto la Rai, che è anche un organismo... In Rai occorre essere dei bravi professionisti, conoscere la televisione, assolutamente, essere aggiornati, verissimo, avere una visione culturale ecc. Ma anche – in qualche modo – pensare che la Rai ha a che fare con la politica, con la complessità che è dovuta alla sua storia, ecc. Forse i due candidati che erano in qualche modo in lizza per arrivare alla Rai – sia Scrosati che Campo Dall’Orto, che poi ha vinto – sono persone che in qualche modo non sono vissute dentro la storia della Rai...
Non sono abituate a navigare in un mare come quello...
Ma lo dico con un tono non polemico... La Rai ha una memoria storica che non si può rottamare, per favore... Questa storia del rottamare, rottamare, rottamare... E’ anche giusto, ma attenzione... La Rai non può rottamare la sua memoria storica. Che pesa e che ha creato un’archeologia che ancora adesso ha una funzione. Sono chiaro?
Chiarissimo. E’ stato molto gentile per essere con noi.
E’ mio dovere. E’ mio dovere perché io devo essere assolutamente trasparente ed essere posto continuamente a giudizio. E anzi ringrazio voi per l’occasione che mi avete dato di parlare...
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