La fanfara della mini-crescita (appena lo 0,2% in più, nel primo trimestre 2017) era appena squillata a vuoto, che ecco arrivare il dato più concreto: a marzo 2017 sono state presentate all'Inps 111.334 domande di indennità disoccupazione, con un aumento del 12% sulle 99.435 di marzo 2016.
Tradotto in termini semplici: la produzione complessiva è sostanzialmente stabile (oltre il 10% in meno rispetto al 2008, anno di inizio ufficiale della crisi attuale, ma solo per le statistiche) ma l’occupazione cala. Insomma si lavora con meno gente per fare la stessa quantità di merci.
Ci può essere anche una spiegazione alternativa: si licenziano lavoratori con contratto a tempo indeterminato (che dunque possono chiedere l’assegno di disoccupazione all’Inps) e si mettono al lavoro precari di ogni tipo, o addirittura lavoratori in nero. Come si vede, non è un’alternativa più tranquillizzante.
L'Osservatorio Inps sulla cig segnala infatti che rispetto a febbraio si è registra una crescita per le richieste di disoccupazione del 5,77%. Nei primi tre mesi, complessivamente, sono arrivate 381.495 richieste di indennità di disoccupazione (368.993 delle quali Naspi) a fronte delle 356.497 presentate nei primi tre mesi 2016 (+7%). Nei primi tre mesi del 2014 le richieste di disoccupazione superavano quota 532.000 mentre nel primo trimestre 2015 erano 494.359.
2014 e 2015 erano anni di crisi durissima (e c’era il governo Renzi...) e quindi si spiega facilmente che le richieste di assegno di disoccupazione fossero più numerose di ora; ma va segnalato che, dopo la leggera flessione del 2016, ora hanno preso a risalire. Si vede, insomma, che le misure prese da Renzi-Padoan-Gentiloni cominciano “a funzionare”...
Un altro segnale viene dalle richieste di cassa integrazione (che ricordiamo, vengono avanzate dalle aziende, non dai lavoratori): 23,9 milioni di ore di fermo con un calo del 38,8% rispetto a marzo (39,1 milioni di ore chieste) e del 58,1% rispetto ad aprile 2016 (57 milioni di ore). Nei primi quattro mesi dell'anno sono stati chiesti 129 milioni di ore di cassa integrazione nel complesso con un calo del 43% rispetto allo stesso periodo del 2016.
Solo in linea teorica si potrebbe affermare che ora le imprese “stanno meglio” e dunque fanno un ricorso minore a questo ammortizzatore sociale. Per capirci qualcosa questo dato va infatti incrociato con le richieste di disoccupazione (in forte aumento), Ne consegue che molto probabilmente, “grazie” al Jobs Act, ora le aziende si liberano della forza lavoro considerata eccedente... licenziando anziché chiedendo la Cig. Anche perché, bisogna ricordare, lo stesso istituto della cassa integrazione è stato “riformato” eliminando la cig straordinaria e lasciando in vigore solo quella “ordinaria” (che copre le crisi per eventi imprevisti, come terremoti, alluvioni, ecc).
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