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18/02/2020

Milleproroghe, l’ormai indispensabile valanga di assunzioni nel pubblico

In queste ore, nell’aula della Camera, sta succedendo un evento che mette in trepidazione centinaia di migliaia di lavoratori precari. Si discute il decreto Milleproroghe, su cui il governo ha messo la fiducia.

Il ministro grillino della Funzione Pubblica, Dadone, ha messo sul piatto un emendamento che proroga al 2021 la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione. Non solo: tra i requisiti si mettono tre anni di servizio anche non continuativi negli ultimi otto anni, compreso il 2020.

Una tale norma, necessaria dopo che l’Europa ha condannato il nostro Paese per l’uso eccessivo di contratti a termine nella PA, darebbe la possibilità a tutti i 340 mila precari di essere assunti a tempo indeterminato previo concorso.

La ministra ci tiene a precisare che ciò non preclude lo scorrimento di altre graduatorie agli idonei dei concorsi. Posti ce ne sono. E un motivo c’è.

Nel 1977 la ministra del Lavoro, la partigiana democristiana Tina Anselmi varò una legge, la famosa 285, con la quale vennero assunti circa 1 milione di persone nella pubblica amministrazione.

Negli ultimi venti anni c’è stato il blocco del turnover nella Pa e “Quota 100” ha fatto il resto. Moltissimi enti pubblici sono sotto-dimensionati e ciò sta provocando un serio danno all’economia, si pensi agli appalti o alla giustizia.

Il ministro grillino Dadone permette dunque di riempire parzialmente il vuoto d’organico. Gli stessi sindacati confederali chiedono un piano straordinario di assunzione di 500 mila persone. Usb fa calcoli un po’ più precisi e chiede almeno 600.000 assunzioni.

La norma del ‘milleproroghe’ dà qualche certezza a 340 mila precari, ma le carenze sono talmente tante che da gennaio su Gazzetta Ufficiale concorsi sono stati pubblicati bandi a iosa.

La norma Dadone, lo scorrimento delle graduatorie e i concorsi offrono dopo 20 anni la possibilità a laureati e diplomati di entrare nel pubblico. È una svolta, i cui effetti si vedranno nei prossimi anni.

Di certo il mercato del lavoro sarà diverso.

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