Secondo una rivelazione del Financial Times, il 9 aprile scorso ci sarebbero stati dei colloqui riservati tra Iran e Arabia Saudita a Baghdad. La notizia è decisamente interessante.
Secondo le indiscrezioni i colloqui sarebbero stati incentrati sugli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen contro gli impianti petroliferi sauditi. A guidare la delegazione saudita vi sarebbe stato il capo dell’intelligence, Khalid bin al Humaidan.
A mediare tra le due parti sarebbe stato il premier iracheno Mustafa al Kadhimi, che recentemente si è recato in visita a Riad ed “è molto desideroso di svolgere personalmente un ruolo nel trasformare l’Iraq in un ponte tra queste potenze antagoniste nella regione”, ha detto un ufficiale iracheno citato dal Financial Times. Al Kadhimi ha buone relazioni anche con l’Iran.
Fonti saudite di alto livello negano che le discussioni abbiano avuto luogo, mentre i governi di Baghdad e Teheran non hanno commentato la notizia, riferisce l’agenzia Novanews.
Le relazioni tra Iran e Arabia Saudita (il primo culla degli sciiti, la seconda custode dei sunniti) sono tesissime sin dalla Rivoluzione Islamica del 1979. Sul piano formale le relazioni diplomatiche tra Riad e Teheran si sono interrotte dopo che nel gennaio del 2016 l’ambasciata dell’Arabia Saudita in Iran era stata assaltata e incendiata da manifestanti, in seguito all’esecuzione del religioso sciita Nimr al Nimr.
I colloqui tra Iran e Arabia Saudita avrebbero subìto un’accelerazione perché gli Usa hanno lasciato trapelare di voler rientrare nell’accordo nucleare iraniano e perchè gli attacchi dei ribelli Houthi si sono fatti precisi e pressanti. Secondo le fonti citate dal Financial Times, un ulteriore incontro dovrebbe svolgersi la prossima settimana.
Dicevamo che la notizia è interessante sia perché dimostra il fallimento della guerra genocida scatenata dall’Arabia Saudita in Yemen contro i ribelli Houthi sostenuti dal’Iran, ma ancora di più perché rivela come nella gerarchia di comando saudita – oggi in mano al principe Bin Salman – si ha la percezione di non essere molto graditi alla nuova amministrazione di Biden.
La sortita a sorpresa del neopresidente statunitense per mettere fine alla guerra in Yemen e il rapporto dell’intelligence Usa contro il principe Bin Salman come mandante del brutale assassinio del giornalista Kashoggi nel consolato saudita in Turchia, sono stati segnali che hanno inquietato non poco l’attuale leadership della principale petromonarchia del Golfo.
La ripresa dei colloqui con l’Iran potrebbe essere la pietra al collo che trascina sul fondo l’attuale principe Bin Salman, poco gradito proprio agli Usa ma a questo punto sono anche un serio problema per Biden.
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