La stretta collaborazione italo-francese che ha portato all’arresto di sette compagni e compagne da tempo residenti in Francia è l’ennesimo salto nel baratro della civiltà giuridica europea.
È l’affermazione della cancellazione delle residuali garanzie del diritto dei singoli Paesi che appartengono all’Unione.
Un salto di qualità che avevamo già visto all’opera con la votazione a Bruxelles per togliere l’immunità parlamentare agli eurodeputati catalani esuli in differenti Paesi europei coinvolti nella lotta indipendentista; nel silenzio complice delle istituzioni continentali durante lo sciopero della fame e della sete del prigioniero politico Dimitris Koufodinas in Grecia (privato dei suoi elementari diritti di detenuto); e nella pervicace volontà proprio della Francia di non concedere la libertà, nonostante ce ne siano da tempo tutti i prerequisiti, a George Ibrahim Abdallah, detenuto palestinese cresciuto in Libano, uno dei più anziani prigionieri politici detenuti nell’Esagono.
Non ultimo l’atteggiamento sostanzialmente pavido, nonostante l’indignazione di facciata, della UE nei confronti del regime turco, che tra l’altro vuole rendere illegale il maggiore partito politico d’opposizione, l’HDP.
L’Unione Europea è pronta ad agitare il tema dei diritti umani strumentalmente ai propri fini di politica estera, ma è incapace di rispettarli all’interno dei suoi confini.
Appare chiaro, anche ai più scettici, che il processo di integrazione europea ha fatto assumere al Continente sempre più il duplice profilo di un Leviatano dal punto di vista giuridico e di un tecnocrate dal punto di vista politico.
Un Giano bifronte che ha la sensibilità del Boia per la giustizia umana ed il cinismo di quei “tagliatori di teste” che mettono il profitto prima della vita delle persone, come dimostra la criminale gestione del contenimento del Covid-19 e la genuflessione agli interessi delle grandi case farmaceutiche, per ciò che concerne i vaccini.
In questo contesto la volontà di vendetta dello Stato italiano è stata fino ad ora soddisfatta con i 10 mandati di cattura dell’Operazione “Ombre Rosse”, per reati, tra l’altro, prossimi alla prescrizione.
Macron vuole stralciare l’impegno preso dall’ex Presidente francese Mitterrand nel 1985, e fino a qui garantito dai governi che si sono succeduti, di non estradare i militanti italiani condannati in processi che non rispettavano i minimi requisiti della civiltà giuridica, risultato di una guerra a bassa intensità che lo Stato italiano ha combattuto contro il movimento di classe e rivoluzionario nel nostro Paese.
Una vera e propria guerra “a bassa intensità” che non ha disdegnato fin dall’inizio la strategia stragista, la micidiale violenza poliziesca contro i manifestanti, l’uso sistematico della tortura nella sua stagione più buia, la detenzione in carceri speciali e processi costruiti anche sui teoremi giudiziari frutto di “pentiti” con condanne in contumacia.
Chi invoca oggi la forca, e si fa forza sulla vittime della violenza politica maturata in quel contesto, deve ricordare la lunga scia di sangue che già dal dopoguerra ha caratterizzato l’operato dei vari apparati dello Stato in un Paese dove le più elementari conquiste politiche, sociali e civili si sono ottenute al prezzo di un ecatombe.
L’ingombrante arsenale legislativo e il mastodontico apparato repressivo ereditato dal fascismo dalla nostra Repubblica, implementato grazie alle varie legislazioni emergenziali negli Anni Settanta, non è mai stato dismesso – anzi è stato implementato – ed anche oggi chi si oppone in vario modo allo stato di cose presenti ne sperimenta il fardello in un contesto in cui il conflitto sociale è divenuto un crimine tout court.
Siamo consci che una ampia amnistia per i reati politici e sociali è il viatico per rompere quella gabbia del “diritto del nemico” in cui si sono imprigionati gli Anni Settanta e si vuole tutt’ora detenere la lotta di classe nel nostro Paese.
Entro 48 ore dal loro arresto la Corte d’Appello di Parigi dovrà decidere sulla loro permanenza in carcere o sulla concessione della libertà sotto controllo giudiziario, il tempo dell’esame della giustizia francese sulla richieste di estradizione italiana.
L’avvocatessa Irène Terrel, che ha seguito per lungo tempo la situazione, parla esplicitamente di “tradimento” della Francia che aveva loro concesso l’asilo. E non possiamo che essere d’accordo.
NO ALL’ESTRADIZIONE DEI COMPAGNI/E ARRESTATI!
AMNISTIA PER I REATI POLITICI E SOCIALI!
LOTTARE INSIEME!
Rete dei Comunisti, 28 aprile 2021
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