Ringrazio la redazione di Contropiano per avermi fornito materiali sul Presidente dell’Inps Tridico che, a differenza degli asini che stanno nel governo e nei media, ha studiato e si vede.
Dunque, Tridico afferma che durante la Prima Repubblica la contrattazione è riuscita ad ottenere incrementi salariali generalizzati che hanno portato anche ad aumenti di produttività (per dirla chiara: negli anni settanta la produttività in Italia era maggiore di Germania e Stati Uniti).
Tridico non lo dice, ma questo aumento fu il frutto dell’”autunno caldo”, ossia delle lotte sociali che costrinsero la Dc – che non era stupida affatto – a riforme sociali, quali la riforma sanitaria del 1978.
Tutto ciò, ricorda il presidente dell’Inps, portò a benessere, aumento delle nascite, incrementi di consumi.
Tridico ricorda anche – indirettamente – alla Cgil che da tre decenni (indovinate perché) la contrattazione non riesce ad ottenere incrementi salariali e ciò si ripercuote sul benessere, sull’economia, sulla stessa incidenza della mortalità del lavoro.
Con questi brevi passaggi il presidente dell’Inps praticamente ha dato una lezione sulla differenza di rendimento tra la ricerca del plusvalore relativo – modello adottato da altri paesi, a cominciare dalla Cina – e rifugio nel plusvalore assoluto, in voga da tre decenni da noi, grazie al “Patto Ciampi”, alla concertazione e il neocorporativismo della Seconda Repubblica.
La Cina è passata, come scrivo nel libro, dal plusvalore assoluto al plusvalore relativo nel 2008, con la Legge sul lavoro. Una decisione politica, con immensi effetti sulla crescita, la distribuzione della ricchezza prodotta, i livelli salariali e dunque i consumi di massa (che formano il “mercato interno” per la produzione industriale).
Tridico invita i ragazzi a studiare – cosa che viene premiata là dove vige la ricerca del plusvalore relativo – mentre le riforme scolastiche della Seconda Repubblica hanno ridotto in macerie la capacità di formazione di scuola e università.
Storia della colonna infame della Seconda Repubblica.
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