Ormai è ufficiale che a partire da venerdi 1 ottobre, ci sarà una nuova stangata sulle bollette di luce e gas che aumenteranno, rispettivamente, del 29,8% e del 14,4%. Ma si tratta del terzo aumento consecutivo delle tariffe in soli sei mesi, mentre i salari sono rimasti sostanzialmente al palo.
Il decreto del Governo, ha infatti costretto l’Arera (l’Authority di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ndr ) a intervenire sugli aumenti di ottobre annullando fino a fine anno gli oneri generali di sistema in bolletta, consentendo di attutire l’impatto su 29 milioni di famiglie e 6 milioni di imprese. Ma, appunto, solo fino al 31 dicembre, poi nel 2022 il problema si ripresenterà,
La stessa Arera però già a luglio scorso aveva aumentato le tariffe di luce e gas salatamente: del 15,3% sul gas e del 9,9% sull’energia elettrica.
Non solo. Per chi ha la memoria corta ricordiamo che le tariffe di gas e luce erano già state aumentate dall’Arera ad aprile scorso, rispettivamente del 3,9% in più per la luce e il 3,8% in più per il gas.
Dunque in solo sei mesi le tariffe di beni di prima necessità hanno subito aumenti crescenti che incidono pesantemente sul potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.
Mentre aumentano pesantemente luce e gas, sul fronte delle retribuzioni l’Istat certifica che a giugno 2021 la retribuzione oraria media, rispetto al secondo trimestre del 2020, è cresciuta dello 0,6% (sic!).
L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto a maggio 2021 e dello 0,6% rispetto a giugno 2020.
In particolare, l’aumento tendenziale è stato dell’1,2% per i lavoratori dell’industria, dello 0,7% per quelli dei servizi privati ed è stato nullo per quelli della pubblica amministrazione.
Il tema dell’emergenza carovita e del vergognoso aumento delle tariffe di luce, gas, benzina con le loro pesanti conseguenze sulle condizioni di vita di milioni di famiglie, entra ormai di prepotenza nell’agenda politica, a cominciare dallo sciopero generale dell’11 ottobre.
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