I lavoratori con contratti a termine a maggio 2022, risultano essere oltre 3 milioni 170 mila. Si tratta della quota più alta dal 1977. L’Istat ha aggiornato i dati e registra un record di occupazione precaria rispetto a quelli già segnati nei mesi scorsi.
Con una crescita di 14mila unità rispetto ad aprile (+0,5%) e di 258mila rispetto all’anno precedente questi lavoratori rappresentano oltre metà dell’aumento tendenziale dell’occupazione e crescono dell’8,8%, un ritmo oltre dieci volte superiore a quello degli occupati con contratti stabili. Gli occupati a tempo indeterminato in più rispetto a maggio 2021 sono, infatti, 122mila (+0,8%) e gli indipendenti 82 mila (+1,7%).
Nonostante questa realtà di lavoratrici e lavoratori che hanno un contratto a scadenza – e spesso non rinnovato ma solo sostituito da altri lavoratori con contratti a termine – a maggio l’occupazione è diminuita.
L’Istat ha rilevato un calo di 49mila occupati rispetto ad aprile (-0,2%) (che riguarda entrambi i sessi) in particolare per i dipendenti stabili e le persone tra i 25 e i 49 anni. «Dopo la forte crescita registrata tra febbraio e marzo e la sostanziale stabilità di aprile, a maggio 2022 il numero di occupati scende sotto i 23 milioni, per effetto della diminuzione dei dipendenti permanenti», commenta l’Istat.
L’occupazione sale per gli autonomi (+33 mila), i dipendenti con contratti a termine, tra gli under25 e gli ultracinquantenni. Gli occupati di maggio 2022 risultano superiori di 463 mila unità a quella del 2021 (+2,1%). Ma è la qualità e la precarietà dell’occupazione che rende questo dato niente affatto incoraggiante.
Con un mercato del lavoro così non si va da nessuna parte, anzi prosegue la regressione sociale complessiva del Paese.
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