Il centro di Tunisi è stato attraversato ieri da manifestazioni di migliaia di persone scese in piazza contro il referendum costituzionale inventato dal presidente Kais Saied previsto per il 25 luglio prossimo. Diversi cortei hanno sono confluiti nel centro e poi sfilato per Avenue Habib Bourghiba, lanciando slogan con il presidente accusato di aver condotto un vero e proprio colpo di Stato. Saied ha sciolto già da un anno il Parlamento tunisino assumendo pieni poteri.
La protesta è stata organizzata da una coalizione che comprende il gruppo di attivisti Citizens Against the Coup e Ennahda, il partito islamico che è stato al governo nei primi anni successivi alla “Rivoluzione dei ciclamini” del 2011.
La popolazione tunisina sarà chiamata alle urne il prossimo 25 luglio per un referendum costituzionale voluto dal presidente Kais Saied, il quale ha più volte esortato i cittadini a votare “sì” al fine di “correggere il percorso della rivoluzione”. Qualora la bozza della nuova Costituzione dovesse essere approvata, la Tunisia ritornerà a un sistema presidenziale a tutti gli effetti, e, quindi, a un sistema simile a quello precedente alla rivoluzione del 2011.
Nello specifico, il capo di Stato eserciterà la funzione esecutiva, avrà il potere di nominare o rimuovere il primo ministro e nominare gli altri membri del governo, scelti tra i candidati proposti dal capo dell’esecutivo. Potrà poi respingere le leggi approvate dal Parlamento (che avrà due Camere, l’Assemblea dei rappresentanti del popolo e il Consiglio nazionale delle regioni) e assegnare alti incarichi civili e militari, oltre a dichiarare lo stato di emergenza in caso di “pericolo imminente” senza alcun controllo da parte di altri organi o limite temporale.
La maggiore incognita del referendum (per il quale non è previsto il quorum) riguarda l’affluenza alle urne. Al momento, tuttavia, risulta essere difficile stabilire quale sarà la riposta dell’elettorato tunisino. È comunque certo che il referendum rappresenterà un test per valutare il consenso e la popolarità di Saied. Fonti di “Agenzia Nova” riferiscono che il presidente, in base al risultato del 25 luglio, potrebbe scegliere di dimettersi e di convocare elezioni presidenziali anticipate insieme alle legislative previste per il 17 dicembre prossimo: una decisione che gli consentirebbe di mettersi in gioco e di rispondere fattivamente alle critiche di autocrazia e di essere molto probabilmente rieletto con un mandato ancora più forte.
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