L’ex “führer” del reggimento “Azov”, Andrej Biletskij ha dichiarato aperta la caccia ai responsabili della morte dei 53 neonazisti prigionieri di guerra, uccisi due notti fa nel corso del bombardamento su Elenovka, nella Repubblica popolare di Donetsk, portato dalle forze ucraine coi lanciarazzi americani Himars.
Per Biletskij, naturalmente, responsabili sono i russi: «a nome degli azoviti dichiaro aperta la caccia per sterminare ciascun responsabile dell’uccisione di massa», ha proclamato l’ex conducator di Azov, tacendo sul dettaglio che sul luogo della strage siano rinvenuti frammenti di razzi Himars e che gli stessi azoviti lo abbiano da tempo qualificato come traditore.
Tra l’altro, ricorda il canale Tsargrad.tv, all’epoca dell’assedio di Azovstal, Biletskij ignorava sistematicamente le telefonate dei congiunti dei neonazisti asserragliati, insieme ai civili trattenuti come scudi umani, nei sotterranei dell’immenso complesso industriale a Mariupol.
Per inciso, vittime del bombardamento notturno sulla prigione di Elenovka, in cui erano trattenuti un paio di centinaia di uomini, non sono stati solo i neonazisti, ma anche altre 25 persone, tra morti e feriti, compresi alcuni miliziani della DNR di guardia.
Difficile dar torto alle parole del capo della junta golpista di Kiev, Vladimir Zelenskij, che ha parlato di «crimine pianificato»: si tratta soltanto di intendersi su chi lo abbia pianificato, tenendo conto che, secondo varie fonti russe, molti degli azoviti fatti prigionieri avevano accettato di testimoniare sui nomi di coloro che li hanno coperti in questi otto anni di massacri contro i civili del Donbass e di crimini di guerra contro militari russi e miliziani delle Repubbliche popolari, dopo il 24 febbraio.
Secondo lo speaker della Duma russa, Vjačeslav Volodin, le testimonianze degli azoviti avrebbero potuto coinvolgere anche un discreto numero di leader di paesi NATO e portare a «una nuova Norimberga»: questo ha deciso la loro sorte.
Ulteriore dettaglio eloquente: come affermato dalla plenipotenziaria per i diritti umani della DNR, Dar’ja Morozova, prima del bombardamento Kiev aveva insistito per il trasferimento degli azoviti fatti prigionieri proprio nella prigione di Elenovka:
«Ciò era stato concordato; era stata una loro proposta. Cioè, loro sapevano perfettamente dove fossero i prigionieri ed ecco che, cinicamente, hanno messo a morte 50 dei propri soldati».
Così evidente la faccenda, che anche molti dei patrii “bollettini di guerra”, non possono non riportare, quantomeno, anche la “versione russa” dell’accaduto, quantunque in forma dubitativa, dando invece per sicura la versione golpista.
Più “obiettivo” addirittura il Pentagono che, per bocca di funzionari altolocati, parla di colpo «non intenzionale» da parte ucraina, pur sorvolando, ovviamente, sul fatto che le traiettorie dei razzi Himars siano guidate dagli “specialisti” yankee.
Significativo che addirittura il coordinatore per le comunicazioni strategiche alla Casa Bianca, John Kirby, si sia astenuto da qualsiasi commento, tanto palesi le responsabilità.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento