Abbiamo superato di slancio la soglia del ridicolo: appelli, comunicati, firme, cartelli e qualche assembramento “spontaneo” per chiedere il ritorno di Mario Draghi a Palazzo Chigi sono la più populista campagna politica mai svolta in Italia.
La democrazia parlamentare s’è sciolta ed è venuta giù fragorosamente, peggio del crollo del ghiacciaio perenne della Marmolada. Perché?
Perché non c’è un dibattito politico attorno alle scelte del governo Draghi.
Non si è voluto – sarebbe meglio dire non si è saputo – affrontare i nodi irrisolti dal “governo di unità nazionale”, quelle questioni che si sono ulteriormente aggrovigliate nel dopo pandemia – che è stato un dopo troppo breve – mentre sono insorte, con forza, ulteriori controspinte alla prevista ripresa.
Guerra, inflazione, crisi energetica e ambientale, come i quattro cavalieri dell’Apocalisse, galoppano insieme verso un autunno durissimo, minacciando strage di redditi e risparmi.
E invece di capire come fare, tutto sembra essersi trasformato in una specie di reality, cosa che potrebbe addirittura far arrossire di vergogna lo stesso Draghi.
Il dibattito interno al M5S inciampa nella tattica parlamentare, mentre volano più stracci che idee. Il PD balbetta ma non prende una posizione politica vera sulla questione sociale. La destra blatera ma spera tutto rimanga come prima.
Perché che tutto rimanga come prima è esattamente quello che aspetta e spera il capitalismo italiano, che rivendica la fetta più grossa e gustosa dei finanziamenti pubblici: “keynesiani” quando si tratta di prendere, “liberisti” quando si tratta di dare.
La povertà avanza, i redditi da lavoro languono, i prezzi salgono, la pandemia torna a far paura a chi non può permettersi giorni di malattia? Non importa a nessun partito, il Draghi-show “must go on”.
Ci sono, dunque, tutte le caratteristiche perché nelle prossime ore avvenga un “colpo di status quo”, che permetta di distribuire i finanziamenti del PNRR, di continuare a spendere danaro pubblico in armamenti e missioni militari, sottraendoli alla Scuola e alla Sanità.
Ma soprattutto di continuare a ignorare la questione sociale che emerge, enorme, nel paese.
Da tempo ormai, il sistema politico italiano preferisce la fiction delle campagne elettorali e il reality delle alleanze, dunque si appresta al fatidico “stop al televoto” per festeggiare il vincitore de “L’isola del migliore”.
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