Dunque, in molte parti del mondo sono in atto proteste e vere e proprie rivolte, per motivi legati alle condizioni di vita. L’elenco è lunghissimo, e va dagli operai norvegesi agli allevatori olandesi, passando per Libia, Ghana, Ecuador, India, Sri Lanka, Pakistan, Tunisia...
In tutto, qualcosa come una quarantina di paesi sono tra la fame e la rivolta, milioni e milioni di persone. Se a questi aggiungiamo i paesi che sono attraversati da conflitti sanguinosi, o da vere e proprie guerre, il quadro che emerge è sempre più simile a Guernica di Picasso.
In questo quadro, non solo un modello di sviluppo si sta dimostrando fallimentare, ma il modello stesso diviene la causa principale di ulteriori devastazioni sociali, economiche e ambientali.
È vero, questo modello ha unificato il mondo con i suoi traffici di merci e denaro, permettendo lo sviluppo di scienza e tecnologia e garantendo un miglioramento delle condizioni di vita di una parte dell’umanità.
Ma è altrettanto vero che per il resto dell’umanità, che è poi la parte largamente maggioritaria, il mondo è diventato sempre meno vivibile e più violento, oltre che profondamente diseguale e ingiusto. Perché il modello ha questo carattere particolare: si presenta inseparabile da un assetto di potere fortemente centralizzato e decisamente illiberale e antidemocratico.
Questa contraddizione è cruciale: nel momento in cui l’umanità si unifica, dischiudendo la possibilità di nuove forme di civiltà, una parte di essa, decisamente minoritaria, quella che controlla le nervature del modello, sottomette a sé ogni cosa, del tutto indifferente agli esiti dei suoi atti.
In altri termini, il modello potrebbe produrre più libertà e più emancipazione, aprendo la strada a nuove forme di convivenza planetaria, ma questa potenzialità è bloccata dai gruppi di potere che lo controllano e dirigono.
È come se l’umanità si trovasse su una soglia: o riesce ad attraversarla, aprendosi a nuovi modelli di sviluppo, quelli che consentono di distribuire a tutti i benefici dell’innovazione tecnologica e scientifica, oppure finirà per restare ingabbiata in un modello che potrà risolvere le sue crisi solo con scelte ancora più aggressive e violente.
Dipende da ognuno di noi.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento