Nel Medio Evo poteva succedere che un povero, se particolarmente abile e feroce, facesse carriera come soldato di ventura, poi come comandante, poi conquistasse un castello, poi diventasse ricco e nobile. Cosî cambiava classe sociale e magari diventava aristocratico e così tramandava ai figli nobiltà e potere.
ll fondatore del nuovo casato era partito dal nulla, ma figli e nipoti partivano dal casato, ne ereditavano tutti i privilegi senza alcun merito e di quello vivevano e godevano. Allora però non c’era l’ipocrisia borghese oggi sparsa a tappeto dai mass media. Nessuno si sognava di dire ai contadini, ai servi, ai poveri: datti da fare perché se agisci bene diventerai signore anche tu e se non riuscirai sarà colpa tua. In fondo allora i padroni erano meno sfacciati.
Oggi invece la retorica reazionaria del peggiore capitalismo ha rispolverato il mito del “ si è fatto da sé”. Ha cominciato da povero ed è diventato miliardario grazie al suo lavoro. Questo è il messaggio rivolto dai propagandisti del potere a quelli che si lamentano della disoccupazione, dello sfruttamento, dell’ingiustizia, ancor peggio se fruitori del reddito di cittadinanza.
“Non abbiate pretese, datevi da fare come gli imprenditori che sono partiti da zero, e se non ce la fate, beh in fondo è colpa vostra”. Questo è il succo di tutto: il sistema è giusto perché in esso decide il merito e chi non diventa ricco è perché non merita.
Solo che... quando questo fondatori di imprese e ricchezze vengono a mancare, i loro figli e nipoti di solito ricevono tutto. Che merito hanno essi a parte una buona nascita? Certo magari alcuni porteranno avanti bene l’azienda di famiglia, altri invece se la mangeranno, ma sicuro è che non sono partiti da zero.
Sorge allora una domanda. Ma se gli imprenditori, i fondatori di imperi industriali, sono così sicuri del proprio esempio, perché non diseredano i figli? Perché non li fanno iniziare come hanno iniziato loro?
Non succede vero? Eppure un padre dovrebbe volere il meglio per i figli, se il suo esempio è il meglio perché non lo fa seguire ad essi? E invece generalmente i figli partono da dove il genitore è arrivato. Perché in realtà il mondo va avanti e nessuno vuole tornare indietro. Se una famiglia diventa ricca vuole conservare la propria ricchezza per generazioni.
Ma allora perché, se una società diventa più ricca, c’è chi propone ed impone ad una parte di essa di tornare indietro, alle condizioni di cento anni prima? Se la società conquista il lavoro dignitoso, il diritto allo studio e alla salute, una vita migliore e più giusta, perché poi pretende che i giovani ricomincino come se tutto questo per loro non ci dovesse essere più?
Io tendenzialmente sarei a favore che figli dei ricchi non godessero di ricchezze che non hanno costruito, mentre vorrei che la società trasmettesse tutte le sue conquiste alle nuove generazioni, con il compito di accrescerle. Mentre sta avvenendo l’esatto contrario e stiamo tornando al Medio Evo. Con più ipocrisia.
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