USB verso lo sciopero generale del 2 e manifestazione nazionale del 3 dicembre per chiedere investimenti, assunzioni e stabilizzazioni.
Nonostante la pandemia sia tutt’altro che finita si torna, come ampiamente previsto, a ridurre il finanziamento per il fondo sanitario nazionale pur a fronte di stime di crescita costante del PIL.
Nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza appena licenziato, la spesa sanitaria, infatti, tornerà a ridursi in termini assoluti e in percentuale al PIL fino al 2024, per trovare una sorta di stabilizzazione al ribasso solamente nell’anno successivo.
Inoltre la spesa corrente, che pur registra un lieve aumento nel triennio 2023-2025, si dimostra ampiamente insufficiente a coprire il rialzo dell’inflazione e a compensare le maggiori spese energetiche.
Si sta quindi rapidamente andando verso un ulteriore sottrazione di risorse alla sanità pubblica che potrebbe rappresentare – data la cronica mancanza di personale sanitario causata da un decennio di tagli lineari, dalla difficoltà attuale nel reperirlo a causa di stipendi non adeguati e di pessime condizioni di lavoro e dall’impossibilità di continuare a garantire l’erogazione dei servizi e delle prestazioni – il capolinea del servizio sanitario pubblico e universale così come lo conosciamo.
Previsioni fosche che confermano quanto sia stata effimera la considerazione della quale ha goduto la sanità pubblica durante la pandemia e di quanto siano state volatili le promesse di un suo rafforzamento strutturale e, calato per scelta politica il sipario sull’emergenza Covid, la sanità è tornata ad essere la maglia nera delle priorità del governo attuale come lo è stata per gli altri che lo hanno preceduto.
Dopo un decennio nel quale la scure dei tagli si è abbattuta con violenza sulla sanità e sul diritto alla salute dei cittadini si è raggiunto un limite del quale non dobbiamo consentire il superamento pena l’eutanasia del servizio sanitario nazionale e con lo sciopero generale del 2 dicembre e la successiva manifestazione nazionale del 3 anche le lavoratrici ed i lavoratori della sanità saranno chiamati a scendere in piazza per invertire la rotta e per chiedere investimenti, assunzioni e stabilizzazioni.
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