Il Financial Times riporta che, in risposta ai commenti di Zelensky, un diplomatico di un Paese Nato ha dichiarato al giornale che: “La situazione sta diventando ridicola. Gli ucraini stanno distruggendo la [nostra] fiducia nei loro confronti. Nessuno incolpa l’Ucraina e loro mentono apertamente. Questo è più distruttivo del missile“.
Ma le autorità di Kiev sembrano voler continuare a tirare dritto verso l’escalation e la prosecuzione della guerra. “Questo è il momento di abbracciare l’obiettivo della vittoria ucraina e lavorare per raggiungerlo collettivamente piuttosto che cercare accordi di pace prematuri con la Russia”, ha affermato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, in un discorso ripreso dall’agenzia Interfax Ukraina.
“Abbiamo bisogno di una vittoria, non di un pareggio. Se permettiamo alla Russia di fare una pausa ora, Putin creerà una gigantesca bomba ad orologeria di un conflitto congelato nel mezzo dell’Europa pronta a esplodere in qualsiasi momento. Questo sarebbe un errore strategico per L’Europa. Chiedo a tutti i partner dell’Ucraina di non proporre di scendere a compromessi con la nostra coscienza, integrità territoriale o sovranità. Perché questi sarebbero anche i tuoi compromessi con la tua stessa sicurezza“, ha detto Kuleba. Un discorso che non coincide più con la spinta degli sponsor occidentali ad avviare un negoziato con la Russia.
Ma a compromettere la credibilità della leadership ucraina, nonostante le arrampicate sugli specchi e i tentativi di occultamento, è anche la questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Alcune esplosioni sono avvenute vicino ai reattori della centrale nucleare ucraina, scrive l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) sul suo sito, riportando le parole del Direttore generale Rafael Grossi in riferimento ai bombardamenti di due giorni fa e di ieri nell’area dell’impianto nucleare più grande d’Europa ma occupata dalle truppe russe.
“Anche se non c’è stato un impatto diretto sui principali sistemi di sicurezza nucleare dell’impianto, i bombardamenti si sono avvicinati pericolosamente ad essi. Stiamo parlando di metri, non di chilometri”, ha detto Grossi, sottolineando che le esplosioni sono state tra le più intense degli ultimi mesi.
Anche a occhio viene difficile credere che i russi bombardino un impianto dove all’interno e tutto intorno ci sono le proprie truppe.
La domanda logica allora è: chi bombarda a pochi metri dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia?
Le autorità di Kiev la “buttano in caciara” denunciando gli estesi bombardamenti russi sul paese, ma va da sé che se uno bombarda, prende di mira le postazioni o le infrastrutture del nemico, non le proprie. Siamo in una guerra, non in pratiche sadomaso.
Da mesi ci ripetono che la Russia è disperata e quindi sarebbe disposta anche a gesti estremi. La realtà ci dice che è l’Ucraina quella che sta ricorrendo a gesti estremi perche sente mancargli il terreno sotto i piedi.
Le autorità russe dal canto loro rilevano che in Occidente comincia a scarseggiare il sostegno alla retorica bellicista di Kiev.
“L’Ucraina non ha né le risorse, né il potenziale militare, né il sostegno della Crimea per la sua promessa offensiva sulla penisola. Inoltre, l’Occidente non farà alcun passo reale per aiutare l’Ucraina in questa avventura. Le autorità di Kiev non andranno oltre il livello della retorica”, ha scritto il presidente del comitato per la difesa e la sicurezza del Consiglio della Federazione, Bondarev sul suo canale Telegram e ripreso dall’agenzia russa Tass.
“Speriamo per il nostro bene di non diventare una vittima del fazioso dibattito che si sta svolgendo negli Stati Uniti”, ha detto la parlamentare ucraina Ivanna Klympush-Tsintsadze, al giornale statunitense Politico, aggiungendo che Kiev non dipende solo dal supporto americano, ma anche “dal ruolo guida degli Stati Uniti nel mantenere lo sforzo comune delle altre nazioni”.
La paura, infatti, è quella di un effetto valanga che coinvolga anche l’Europa, e che privi l’Ucraina del sostegno necessario a “vincere il mostro russo”.
Anche per evitare uno scenario simile, l’amministrazione Biden sta provando a convincere la leadership ucraina a ritirare il rifiuto totale verso i negoziati fino a quando Putin non sarà rimosso dal potere, in modo da non pregiudicare il sostegno delle altre nazioni (che potrebbero stufarsi di finanziare una guerra potenzialmente infinita, con rischi nucleari e crescenti costi energetici).
Secondo lo statunitense Time, l’amministrazione Biden ha avvertito in privato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky del potenziale di tale “affaticamento”.
I legislatori delle maggiori economie degli Stati Uniti e dell’Europa hanno riferito al Time che, sebbene il sostegno all’Ucraina rimanga finora notevolmente stabile nei rispettivi paesi, la prospettiva di tale cambiamento in un inverno economico difficile non è qualcosa che può essere ignorato.
“Le opinioni pubbliche occidentali sono un fronte di guerra per [il presidente russo Vladimir] Putin“, afferma Benjamin Haddad, un parlamentare francese e portavoce del partito di Macron all’Assemblea nazionale.
“Sta giocando sull’energia come arma per aumentare i prezzi, sta sostenendo movimenti populisti, tutto perché capisce che il sostegno transatlantico all’Ucraina è stato un elemento chiave della riuscita resistenza ucraina“.
Il Washington Post riferiva qualche giorno fa, che il capo di Stato Maggiore statunitense, Mark Milley, era stato molto chiaro nel ritenere che l’avvicinarsi dell’inverno, quando il ritmo dei combattimenti dovrebbe rallentare, potrebbe fornire “una finestra” per una soluzione politica – poiché spingere la Russia fuori dall’Ucraina completamente sarebbe “un compito molto difficile“, mentre la probabilità che l’Ucraina sconfigga la Russia “è vicina allo zero“.
Commenti simili, pronunciati da Milley durante un discorso a New York la scorsa settimana, hanno fatto infuriare i funzionari ucraini, che hanno giurato di riprendersi tutte le aree occupate dai russi, e hanno provocato un’agitazione all’interno dell’amministrazione Biden per dissipare l’impressione che il sostegno degli Stati Uniti stia diminuendo.
Negli Stati Uniti, il sostegno alle sanzioni sull’energia russa è sceso dal suo massimo post-invasione, del 56% al 44%, secondo un rapporto di prossima pubblicazione del Morning Consult, con un sostegno in aumento tra Democratici e Indipendenti (52% e 45%, rispettivamente) rispetto ai Repubblicani (35%).
Lo stesso rapporto, che il Time ha esaminato, ha rilevato che gli europei sono particolarmente sensibili agli aumenti dei prezzi, con solo il 28% degli intervistati in Francia e Germania e il 35% in Gran Bretagna che rimangono a favore delle sanzioni energetiche anche se ciò significa un aumento dei costi.
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