Sulla sorte della raffineria Lukoil di Priolo, l’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, non ha sortito l’effetto sperato, anche perchè le banche hanno deciso di disertare il tavolo ministeriale, mostrando una sostanziale indifferenza nei confronti del dramma che stanno vivendo migliaia di lavoratori con le rispettive famiglie.
I lavoratori della Lukoil hanno scioperato venerdì 18 novembre, contro il rischio chiusura della raffineria di Priolo (Siracusa). L’azienda rischia di fermarsi a causa delle sanzioni al petrolio russo che scatterà il prossimo 5 dicembre e che quindi non potrà più essere acquistato a partire da quella data. Il petrolio russo è infatti l’unico che Lukoil raffina, dopo che le banche hanno interrotto le linee di credito che consentirebbero allo stabilimento di acquistare sul mercato greggio proveniente da altri Paesi. Senza un intervento delle banche o del governo la sopravvivenza del polo petrolchimico finora alimentato dal greggio di Mosca, e senza più prodotto da raffinare, è traballante. In ballo ci sono 10 mila posti di lavoro.
In molti ormai vedono nella nazionalizzazione della Isab-Lukoil l’unica soluzione possibile. Anche perché le sanzioni alla Russia sono state una scelta tutta politica del governo e adesso proprio la politica deve indicare una soluzione che impedisca la perdita di 10mila posti di lavoro.
La nazionalizzazione della società che opera in un settore strategico quale è quello dell’energia, non è fantascienza, tant’è che in Germania il Governo tedesco ha deciso di diventare l’azionista unico della SEFE.
Lo stesso Governo tedesco già precedentemente era intervenuto per nazionalizzare o comunque per mettere sotto il controllo statale la UNIPER, un gruppo energetico che in Germania è di primaria importanza, così come lo è la Isab-Lukoil in Italia.
Ma occorre fare rapidamente le necessarie perché il 5 dicembre sta per arrivare.
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