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14/11/2022

La “guerra alle ong” può far male al governo Meloni

Dopo aver fatto una cazzata, la cosa più seria – ma anche la più dolorosa – è ammettere l’errore e concentrarsi sul lavoro da fare.

Ma il governo Meloni non ci riesce proprio. E dunque non sa far altro che aggravare la situazione, ricorrendo ad iniziative che non possono che creare problemi ulteriori.

Sapete già dello scontro inopinatamente aperto con la Francia, che ha accettato – sì – di ospitare a Tolone la nave ong Ocean Viking, con 234 naufraghi raccolti in mare, ma ha bloccato poi il previsto trasferimento di altri 3.500 migranti Oltralpe.

Logica diplomatica avrebbe consigliato di stendere un pietoso velo di silenzio sul tema, com’era peraltro avvenuto con i due ultimi governi – Conte 2 e Draghi – in cui quelle poche centinaia di disperati raccolti da barconi fatiscenti o già affondati venivano tranquillamente sbarcati, assistiti approssimativamente e quindi avviati verso altre destinazioni (come dicono un po’ tutti: “la maggior parte vuole andare in Francia, Germania o Gran Bretagna, non restare in Italia”).

E invece pare che l’unico chiodo fisso tra i neuroni di Matteo Salvini – che pur non avendo ottenuto il ministero dell’interno ha comunque strappato quella poltrona per il suo fedelissimo prefetto Piantedosi, oltre ad occupare il posto da cui si può interferire con la gestione dei porti, il Ministero delle Infrastrutture – sia ancora in grado di condizionare le scelte di un esecutivo senza un vero timoniere.

Con tutti i problemi che deve affrontare – una legge finanziaria da approvare in pochissime settimane, un confronto da gestire con il resto dell’Unione Europea sulla revisione del trattato di stabilità, la crisi energetica e la partecipazione subordinata alla guerra contro la Russia (eccetera) – fare della questione dei naufraghi il centro del dibattito politico deve esser sembrato un colpo di genio.

Diciamo “dei naufraghi”, anzi, dei soli naufraghi raccolti in mare dalle navi ong (quelli raccolti dalle navi militari italiane ed europee non vengono mai neanche citati), perché la questione dell’”immigrazione” con tutte i suoi annessi ha tutt’altre dimensioni.

Sappiamo come la propaganda fascioleghista ha imposto “parole” senza più un senso chiaro. “Immigrati” e naufraghi sono fenomeni, se non altro quantitativamente, diversi. “Taxi del mare” e organizzazioni umanitarie, idem. Gli “scafisti” invece sono una figura reale, ma purtroppo per i governi italiani degli ultimi dieci anni coincidono esattamente con “la guardia costiera libica” che proprio l’Italia e la UE armano, finanziano, assistono, addestrano e... perdonano.

Ma se non sai neanche uscire dalle trappole che ti crei da solo, puoi solo avvolgerti più strettamente nelle tue idiozie.

E dunque l’ideona nuova è inventare altre forme di “sanzioni” per le navi ong, per rafforzare “legalmente” la menzogna propagandistica che quei pochi naufraghi, se li lasciassimo affogare, risolverebbero il “problema dell’immigrazione”.

Ricordiamo intanto i numeri ufficiali, quelli forniti dallo stesso ministero dell’Interno. Nel 2022 sono giunti in Italia via mare 88.670 extracomunitari. Di questi 9.486 sono arrivati grazie al soccorso delle ong, ossia il 10,7% del totale. Tutti gli altri sono giunti o da soli autonomamente, oppure sono stati soccorsi da Guardia di finanza, Guardia costiera, pescherecci o mercantili. E non stiamo neanche contando quanti sono arrivati via terra, con l’aereo o con un normale traghetto.

Insomma, anche se togli alle navi ong il diritto di approdare in porti italiani, il “problema dell’immigrazione” resta intatto, nelle sue proporzioni.

Ma proprio questa sembra a Piantedosi & co. la “soluzione ideale”. E dunque – sulla scia dei “decreti sicurezza” redatti negli anni da Marco Minniti (PD) e Salvini – il governo vuol approvare un nuovo codice di condotta per le Ong.

Solo quelle che l’avranno sottoscritto potranno approdare in Italia. Il punto più sconcertante riguarda la pretesa che le navi in questione intervengano solo quando esiste un pericolo effettivo per chi è a bordo di quei barconi.

La definizione è chiaramente assurda, se intesa alla lettera. Cosa si deve fare? Ti avvicini al barcone e fai un calcolo approssimativo su quanta acqua imbarca a bordo e sulla longevità del motore? Valuti se il mare si ingrosserà di lì a poco? E poi come fai a “dimostrare” alle autorità italiane che i tuoi calcoli erano giusti? Soprattutto: se poi quella gente affoga, come fai ad evitare di essere mandato sotto processo per “mancato soccorso” (è da sempre un obbligo, secondo la “legge del mare” poi recepita nel diritto internazionale).

Scavando tra le righe si scopre che in realtà si tratta di un passaggio tutto in burocratese che tende semplicemente a vietare l’attività delle navi umanitarie dedite al soccorso in mare.

Infatti a quelle navi verrà vietato di “segnalare” la propria presenza e posizione, di modo che i barchini non abbiano un riferimento per la rotta da prendere. In pratica, aumenterà la probabilità che quei barchini affondino senza venir soccorsi (nel caso dovessero passare inosservati alle navi della guardia costiera o di Frontex).

Chi violerà questo ordinamento sconclusionato sarà colpito da multe e sanzioni, compreso il sequestro delle navi (che non verranno comunque “affondate”, come suggeriva la stessa Giorgia Meloni in “spassosi” video di qualche mese fa...).

Inutile dire che queste “pensate” non risolverebbero comunque il contenzioso con gli altri paesi europei. Già ieri l’ambasciatore tedesco in Italia ha fatto sapere che il suo paese – non certo “secondario” – considera molto utile il lavoro che fanno le ong in mare.

E dunque questo modo di fare sta mettendo a rischio la stessa “strategia” che il governo Meloni aveva mostrato di voler adottare: obbedienza assoluta all’Unione Europea (su PNRR e politiche economiche) ed alla Nato (sulla guerra alla Russia), “fantasia creativa” reazionaria sulla repressione interna e sull’immigrazione (come “arma di distrazione di massa”).

Se rompi eccessivamente le scatole a “quelli forti” su una questione secondaria (i soccorsi in mare non sono al centro delle preoccupazioni neanche di Parigi e Berlino), non puoi poi aspettarti di essere ascoltato benevolmente su quelle “fondamentali”, che riguardano i ben più corposi interessi economici.

Ma i reazionari sono fatti così. Hanno la vista corta...

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