16/11/2022
Missili esplosi al confine polacco. Mosca parla di “provocazione”. Compromessi gli spiragli di trattativa
Due missili sarebbero caduti sul territorio della Polonia nella regione di Lublino al confine con l’Ucraina uccidendo due persone. Secondo le autorità polacche si tratta di missili russi. Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha già convocato una riunione urgente del Comitato del Consiglio dei ministri per la sicurezza e la difesa nazionale, come confermato dal portavoce del governo Piotr Muller su Twitter.
I vigili del fuoco hanno confermato in precedenza che ci sono state esplosioni a Przewodów nella regione di Lublino, ha riferito il portavoce del quartier generale distrettuale dei Vigili del fuoco statali a Hrubieszów, Marcin Lebiedowicz chiarendo che era arrivata una segnalazione di un’esplosione in un essiccatoio di grano. “Due persone sono morte sul colpo. Al momento stiamo mettendo in sicurezza la scena e illuminando l’area d’azione”. Tra le ipotesi al vaglio dei mass media polacchi, in un clima sicuramente teso e caotico, c’è quella di missili russi intercettati e deviati dalla difesa ucraina.
A seguito della caduta di missili ritenuti russi in territorio polacco, la Nato esaminerà l’opportunità di una risposta come prevede l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico siglato nel 1949. La reazione all’attacco non è automatica, anche se ne viene legittimata. “Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso”, scrive l’articolo 5, “saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza della Nato. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali”.
Il ministero della Difesa russo, in una nota resa pubblica dalla Ria Novosti ha affermato che: “Le dichiarazioni dei media e dei funzionari polacchi sulla presunta caduta di missili” russi “nell’area dell’insediamento di Przewoduv sono una deliberata provocazione al fine di aggravare la situazione. Non sono stati effettuati attacchi contro obiettivi vicino all’Ucraina e al confine di stato polacco con mezzi di distruzione russi”, ha affermato il ministero.
Un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno lavorando con il governo polacco per raccogliere maggiori informazioni e non sono in grado di confermare i rapporti o altri dettagli. “Determineremo cosa è successo e quali sarebbero i prossimi passi appropriati”, ha detto il portavoce.
Una posizione analoga è stata espressa dal portavoce del Pentagono, il gen. Patrick Ryder. “Siamo a conoscenza dei resoconti della stampa secondo cui due missili russi hanno colpito una località all’interno della Polonia o al confine con l’Ucraina”, ha detto il portavoce del Pentagono. “Non abbiamo informazioni in questo momento per confermare che ci sia stato un attacco missilistico”, ha detto Ryder ai giornalisti, aggiungendo che il Pentagono “sta esaminando ulteriormente la questione”.
Nella giornata di oggi molte città e regioni ucraine sono state prese di mira da missili russi: Kyiv, Kharkiv, Lviv, Mykolaiv, Kryvyi Rih, la regione di Poltava, Chernihiv, Sumy, Rivne, la regione di Khmelnytskyi e la regione di Vinnytsia. Zelensky ha detto che la Russia ha lanciato circa 85 missili, principalmente contro le infrastrutture energetiche. Ma nessuno dei missili lanciati oggi risultava aver colpito zone al confine della Polonia, neanche quelli che hanno colpito Lviv (Leopoli) che pure è la città ucraina più occidentale e vicina al confine polacco.
Ad alzare ancora di più la tensione nella regione, durante il pomeriggio le autorità di Kiev avevano comunicato alla società russa Transneft che il flusso del petrolio verso l’Ungheria tramite l’oleodotto Druzhba, che transita attraverso l’Ucraina, era stato temporaneamente sospeso a causa della caduta della pressione. Il governo ungherese ha convocato il Consiglio di Difesa per discutere dell’emergenza energetica che questo può provocare al paese.
È doveroso rammentare, e con qualche brivido lungo la schiena, che un incidente al confine con la Polonia, in quel caso a Gleiwitz (l’attuale Gliwice) il 31 agosto 1939, fu il casus belli per la Seconda Guerra Mondiale. È appurato che si trattò di una operazione false flag della Germania nazista per avere il pretesto di invadere la Polonia.
In questi giorni in molti avevano colto finalmente segnali e spiragli per raggiungere un cessate il fuoco e l’avvio di un negoziato tra Ucraina e Russia. Un “incidente di frontiera” con un paese Nato, anzi con uno dei maggiori paesi bellicisti europei della Nato, è destinato a chiudere brutalmente questi spiragli e diradare questi segnali. Come dire, è una mano santa per chi vuole continuare la guerra contro la Russia. Ragione per cui l’odore di una operazione false flag è fortissimo. Ci auguriamo di essere smentiti, ma il problema è che gli incidenti alla frontiera della Polonia sono sempre stati fonte di tragedia per l’Europa.
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