Con un discreto clamore mediatico la Procura della Repubblica napoletana ha dato notizia di una “operazione antiterrorismo” culminate con quattro arresti in Campania e un “obbligo di presentazione” per un cittadino di Roma.
La Digos e la Polizia Postale hanno eseguito oltre 30 perquisizioni negli ambienti della “destra estrema” anche a seguito di una lunga fase di “monitoraggio” di profili Facebook e di altri strumenti Social in uso alle persone coinvolte. Nelle indagini – secondo quando fa sapere la Procura della Repubblica – sarebbe coinvolto un cittadino ucraino il quale, però, sarebbe rientrato nel suo paese.
Sull’indagine in corso pesa però una curiosità. Su questa rete di neonazisti c’erano già state perquisizioni e un blitz esattamente un anno fa, ne abbiamo dato conto anche sul nostro giornale nell’ottobre del 2021.
L’operazione di oggi sembra una fotocopia di quella, resa forse più cogente dall’individuazione questa volta di un addestratore militare ucraino, Anton Radomski, al momento irreperibile perché ritenuto sul fronte bellico in Ucraina.
L’ordinanza ha portato in carcere Maurizio Ammendola, 42 anni, di Maddaloni in provincia di Caserta, ideatore e fondatore dell’associazione Ordine di Hagal; Michele Rinaldi, 47 anni, residente in provincia di Avellino, vicepresidente dell’Ordine di Hagal e gestore di un canale Telegram; Massimiliano Mariano, 46enne di Castellammare di Stabia e Giampiero Testa, 25enne di Marigliano, in provincia di Napoli, simpatizzante di organizzazioni neofasciste ucraine.
La misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è stata emessa nei confronti di Fabio Colarossi, romano di 36 anni, accusato di propaganda di “ideali (?) neonazisti“.
Dalle intercettazioni risulterebbe che gli indagati inneggiavano al “potere bianco”, all’odio contro gli immigrati, a tutto l’armamentario ideologico e ai sottoprodotti culturali tipici delle destre razziste e suprematiste.
Inoltre – ed è questa l’accusa più pesante – gli indagati progettavano un “attentato” alla caserma dei Carabinieri di Marigliano mentre il neonazista ucraino coinvolto nelle indagini alludeva ad un “attentato” ad un non meglio precisato Centro Commerciale della zona.
Questo è quanto si conosce a poche ore dall’operazione della Magistratura.
È utile sapere che questa associazione Ordine di Hagal è attiva da qualche anno nelle province della Campania, anche con iniziative definite di “mutualismo” intrecciate agli stereotipi della propaganda No Vax e contro il 5G – specie durante la crisi Covid – si presenta, almeno pubblicamente, con un profilo soprattutto “spiritualista/religioso/mistico”.
Al momento in cui scriviamo, nonostante le indagini sono state svolte dalla Polizia Postale, risulta ancora attiva la “pagina Facebook” di questa “associazione”.
Una considerazione da fare – a margine di questa operazione giudiziaria, e al di là della verificabilità o meno delle accuse rivolte agli inquisiti – è la presa d’atto che dentro le dinamiche della crisi ideologica, economica e sociale che incide sulla società stanno emergendo grumi di razzismo, di culture oscurantiste e di comportamenti scopertamente antisociali.
La vicenda ucraina, con il suo portato di identificazione, “sostegno senza riserve” governativo, finanziamenti ed armi che poi spariscono nel nulla, sta diventando il vettore militare di una radicalizzazione violenta del neofascismo in questo paese.
È che questa “proliferazione sotto traccia” avvenga nella provincia meridionale deve rappresentare un autentico campanello d’allarme circa i processi di frantumazione e desolidarizzazione che si diffondono nei territori stressati dalla crisi.
Un dato da comprendere ed analizzare seriamente per quanti lavorano per la rinascita e un nuovo protagonismo politico e sociale dei settori popolari del Sud Italia.
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