Secondo Banca d’Italia, nel 2021 ognuno di noi ha pagato alla sua banca 94,7 euro all’anno per il solo fatto di essere titolare di un conto corrente. Anche chi ha solo un conto online ha pagato dazio: 24,3 euro l’anno.
Quindi, le banche italiane non solo utilizzano i soldi dei correntisti per fare altri soldi a spese di altri correntisti, attraverso prestiti e mutui, sui quali lucrano giocando con il costo del denaro deciso dalla Bce. Succede anche che gli istituti bancari italiani si siano accaparrati un flusso costante di denaro fresco, succhiato dai rispettivi clienti.
La vendita ossessiva di carte di credito e tessere bancomat, poi, ha rimpinzato il bottino, grazie alle commissioni, sia per chi spende sia per chi incassa il pagamento, comprese le gabelle come quelle che vengono propinate a chi fa un prelievo presso un bancomat di una banca diversa dalla propria, come se il denaro che preleva non fosse suo, ma fosse un prestito per il quale pagare ulteriori interessi, oltre le “spese variabili” che pretende la banca di appartenenza.
Ogni volta che il sistema bancario è finito in bolla speculativa, è stato “salvato” dal denaro pubblico. Ogni volta che si chiude uno sportello di una filiale e si licenziano i dipendenti, il denaro pubblico dell’Inps provvede a scivoli e prepensionamenti.
Cioè, il denaro pubblico serve alle ristrutturazioni aziendali, oltre che a riparare i danni di gestioni d’impresa speculative prima, fallimentari poi. Il che significa che noi tutti finanziamo le banche almeno due volte: quando sono in crisi, ma anche quando vanno a gonfie vele.
Possibile che non sia mai venuto in mente a nessun ministro delle Finanze di nessun governo che almeno per un certo periodo di tempo sarebbe stato equo che le banche azzerassero le loro pretese verso i clienti, visto che già avevano beneficiato di “aiuti” pubblici?
Sì, è possibile in un paese liberista con i cittadini-lavoratori-clienti-consumatori, ma keynesiano coi padroni dell’industria, dell’agricoltura, del commercio, della sanità e della finanza.
Si mettono in atto le cosiddette transizioni ecologiche o digitali, mai una “transizione all’uguaglianza” dei diritti.
Una volta Mark Twain disse che le banche ti prestano l’ombrello quando c’è il sole, e lo rivogliono subito indietro non appena piove.
Poi è arrivato Altan e ci ha spiegato meglio la metafora dell’ombrello.
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