Secondo un recente articolo del South China Morning Post, le sanzioni imposte dal Governo degli Stati Uniti alla Cina sull'importazione dei semiconduttori ha generato un effetto ben diverso dal frenare la crescita del paese nel settore. Secondo quanto riportato, la produzione cinese di chip è cresciuta del 40% nel primo trimestre del 2024.
Non è un segreto che gli Stati Uniti stiano diventando sempre più restrittivi nei confronti del mercato orientale. Proprio due giorni fa abbiamo riportato dell'ennesimo ban ad opera del governo americano che ha avuto un impatto importante, seppur non così grave, su Intel e NVIDIA.
Stando a quanto riferito dal Dipartimento del Commercio USA, l'obiettivo è quello di limitare la crescita della regione orientale nel settore dell'IA e dello sviluppo tecnologico in campo militare. Sono queste le basi sulle quali gli Stati Uniti hanno limitato l'esportazione in Cina dei chip più avanzati, lasciando la piena libertà per i semiconduttori prodotti su nodi a 28 nm o inferiori.
Il nodo a 28 nm, infatti, è un processo produttivo obsoleto, inadatto alla produzione di chip all'avanguardia e, secondo il ministero americano, non rappresenterebbe una minaccia nazionale – almeno non quanto lo sarebbero i semiconduttori sviluppati sui nodi più aggiornati.
Tuttavia, si tratta di un processo produttivo ancora ampiamente utilizzato per sviluppare i chip dei dispositivi elettronici di base come telefoni fissi, tostapane, apparecchiature mediche e perfino automobili. La ragione per cui gli Stati Uniti non sono intervenuti sul commercio di questi chip è chiaramente di non intaccare la catena di approvvigionamento.
Se però da una parte la Cina – almeno per il momento – non è in grado di competere con gli USA nella produzione più avanzata, nel settore dei chip a 28 nm è sulla buona strada per diventare il leader produttivo su scala globale.
All'inizio di quest'anno, la produzione di chip legacy in Cina ha raggiunto il suo massimo storico con 36,2 miliardi di unità costruite solo nel mese di marzo. Il rapporto del SCMP indica che la produzione è triplicata rispetto allo stesso trimestre del 2019, anno in cui il governo ha avviato il programma per l'indipendenza dalla tecnologia occidentale.
Da allora, la stretta costante del Governo degli Stati Uniti ha motivato quello cinese ad aumentare progressivamente gli investimenti nella produzione di semiconduttori. Si ritiene, infatti, che siano proprio i contributi statali i principali finanziatori dell'industria e stiano spingendo sulla realizzazione di chip al punto tale da rischiare una sovrapproduzione.
Secondo le stime della testata, la Cina realizzerà il 39% della produzione di chip legacy a livello globale entro il 2027, una tendenza che potrebbe continuare a crescere negli anni successivi se gli Stati Uniti dovessero continuare ad applicare le restrizioni attualmente in vigore.
Al momento, sul fronte dei chip avanzati, la Cina ha un profondo svantaggio rispetto a colossi come Intel o TSMC: non ha accesso agli strumenti litografici necessari alla produzione di chip all'avanguardia. Tuttavia, il dominio assoluto nel settore dei chip legacy non farebbe altro che generare nuovi investimenti nella produzione interna e supportare la politica di indipendenza messa in atto dal governo di Xi Jinping.
Se da un lato, quindi, la Cina è stata costretta ad aumentare le importazioni del 12,7% nel primo trimestre 2024 pur di avere accesso alla tecnologia più avanzata, l'altro lato della medaglia è che la stretta occidentale sta facendo solo da incentivo all'accelerazione dello sviluppo verso l'autosufficienza tecnologica.
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