di Massimo Zucchetti
Il «vento del Nord», come disse Pietro Nenni nel 1944, era quella spinta politica prodotta dalla Resistenza, che avrebbe dovuto spazzare via non solo il fascismo, ma anche tutte le «forze antidemocratiche, tutti gli interessi reazionari», essendo «una forza in irresistibile movimento, che non si accontenterà di parole sulla libertà e la democrazia, ma vorrà fondare la libertà su nuove istituzioni politiche e su nuovi ordinamenti economici».
Purtroppo, il vento del Nord diventò presto molto più tenue di quanto non pensassero i resistenti.
Resistenza tradita? Giorgio Bocca concluse con un “Resistenza incompiuta” la sua analisi storica del periodo. Noi, si parva licet, ci permettiamo di proporre un nostro “Resistenza tollerata”.
• La tollerarono obtorto collo gli anglo-americani durante la guerra, quando i partigiani liberarono tutte le principali città italiane (Roma esclusa), evitando agli Alleati tante mini-Stalingrado, o più vicino a noi, battaglie come la conquista sanguinosa di Aachen (Aquisgrana) nell’autunno 1944, o il massacro reciproco di sovietici e tedeschi per la conquista di Berlino nell’aprile 1945.
• La tollerarono, sempre gli anglo-americani, perché i tedeschi, per controllare e reprimere la Resistenza nel centro-nord, dovevano tenere impegnate diverse divisioni, sottratte al fronte.
• La tollerarono gli industriali, che tanta parte avevano avuto nel trionfo del fascismo vent’anni prima, e che nel ventennio avevano prosperato: furono assai veloci nell’annusare il cambiamento, e adeguarsi diventando anche fiancheggiatori dei resistenti. Pochi i veri antifascisti, è qui un dovere ricordare Enrico Mattei.
• La tollerò nel dopoguerra chi stava al Governo d’Italia, cioè in sostanza i democristiani, con il protettorato degli Stati Uniti. La società italiana, negli ultimi decenni, ha pian piano appiattito ed annacquato il ricordo della Resistenza, in una specie di abbraccio generale all’insegna del “eravamo tutti fratelli”.
Proprio per questo è importante, anche a distanza di ormai otto decenni, non dimenticare. Questo è particolarmente un dovere verso i giovani, che sono le prime vittime di questa pluridecennale campagna di disinformazione strisciante e buonista.
Il fascismo – repubblicano per facciata, ma dittatoriale fino alla fine – rimase sempre ciò che era stato fin dagli inizi: servo dei padroni, industriali e agrari. Alcuni infingimenti populisti e socialistoidi, con i quali il “socialista” Mussolini aveva già tradito la causa del socialismo e della pace negli anni ’10, trascinando l’Italia nella Prima guerra mondiale, vennero rivangati da Mussolini stesso ed altri personaggi, durante quei mesi di agonia finale del regime, e finirono, come fu giusto, nella pattumiera della Storia.
Perché un altro equivoco – a tal proposito – va chiarito. Se il partito dell’industria, vista l’imminente sua fine, ad un certo punto mollò il fascismo per rivolgersi agli Alleati, ed i fascisti reagirono con rabbia, questo non fa dei fascisti dei rivoluzionari anticapitalisti, ma solo dei servi messi alla porta, perché oramai imbarazzanti e inutili.
Così come non fa degli industriali degli antifascisti, ma – come sempre – dei capitalisti senza scrupoli pronti a servirsi di chiunque ed a cavalcare qualunque tigre, pur di conservare i propri privilegi ed estenderli: ricordiamo che grazie agli industriali e agli agrari vi fu l’avvento del fascismo, e sempre a causa loro l’Italia del dopoguerra tradì le migliori aspettative della Resistenza e finì in mano ai democristiani, con la supervisione degli Alleati.
Torniamo agli ultimi sfrontati tentativi di trasformismo di Mussolini e dei “Repubblichini moderati”.
La guida decisa di Sandro Pertini e di Lelio Basso mantenne, nella primavera 1945, i socialisti fuori da qualunque ambiguità o compromesso. Un’ultima lettera “ai compagni socialisti” venne vergata da Mussolini dopo la fallita trattativa in Arcivescovado e prima della fuga, il 25 sera.
Conteneva ancora profferte di accordo “fra compagni socialisti” (sic). Recapitata a Sandro Pertini, ebbe la consueta risposta: “La lettera non sarà presa in considerazione alcuna“. Bravo, Sandro. Nessuna trattativa, nessuna “comprensione”, nessun perdono saranno mai possibili, con i fascisti di ieri e di oggi. Il perdono – dicono quelli che ci credono – “spetta a Dio”.
Molti dei fascisti attuali si professano – non si comprende con quale coraggio e sfrontatezza – credenti. Ovviamente cristiani, religione ipocrita che calza loro a pennello. Nostro compito di antifascisti è al massimo questo: facilitare il più possibile l’incontro con “Dio” dei suddetti fascisti, in modo che possano riceverne il tanto agognato perdono. Ogni mezzo fu utile nel 1945, ogni mezzo deve esserlo oggi, per aiutarli in questo.
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