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27/04/2024

Il clamoroso scivolone del 25 Aprile di Parenzo

Un gruppo di studenti di Cambiare Rotta oggi si è recato sotto gli studi de La7, durante la trasmissione l’“Aria che tira” condotta dal giornalista David Parenzo.

Lo stesso Parenzo che accusava gli studenti di “intolleranza” quando lo contestavano per le sue iniziative filosioniste in università, ma che la mattina del 25 Aprile era in piazza al fianco degli energumeni nascosti dietro lo striscione della Brigata Ebraica, resisi responsabili del lancio di petardi, barattoli, sassi e “appelli allo stupro” contro le e i manifestanti solidali con il popolo palestinese.

Una violenza ampiamente documentata questa volta da molti video e articoli dei mass media. Gli studenti recavano uno striscione con su scritto: “Vuoi ancora darci lezioni?” La contestazione si è svolta del tutto tranquillamente.

“Abbiamo portato dei barattoli di mais e ceci, simili a quelli che ieri sono stati scagliati insieme a petardi e sassi dalle fila dei sionisti verso la piazza contro il genocidio in Palestina, depositandoli sotto gli studi de La7: non potrete nascondere la verità. Ci è stata negata la possibilità di salire in trasmissione per dire la nostra ma non ci aspettavamo altro dai media mainstream, così tanto asserviti da non denunciare nemmeno le aggressioni subite dai propri operatori e reporter presenti quel giorno” affermano gli studenti in un comunicato.

“Le immagini di ieri sono inequivocabili e mettono tutti davanti a una scelta: essere coerentemente antifascisti, e quindi schierarsi contro il sionismo, o accettare la violenza, lo squadrismo, le minacce di stupro e le aggressioni dei sionisti contro chi è solidale con un popolo – quello Palestinese – che vive un vero e proprio genocidio.
Evidentemente David Parenzo, ieri alla testa del corteo di squadristi sionisti che volevano profanare il 25 aprile e che sventolavano le bandiere di Israele, ha scelto la seconda opzione” scrivono gli studenti sottolineando che “Dopo ieri si è rotto un incantesimo e avremo memoria lunga su chi prova ad infangare il dissenso giovanile, ma che ora non ne ha più legittimità”.

David Parenzo ovviamente si è ben guardato dall’ospitare gli studenti nella propria trasmissione e dare vita a quel contraddittorio tanto invocato nelle aule universitarie ma negato negli spazi televisivi.

“Io rendo conto di quello che dico e non di altro, ognuno si assume la responsabilità delle proprie parole. Mi hanno messo nel mirino come se fossi un criminale”, ha dichiarato all’ANSA David Parenzo dopo il sit-in organizzato dalle organizzazioni studentesche davanti agli studi di La 7 a Roma.

Al momento del presidio, con i giovani che gli chiedevano di poterlo incontrare, il giornalista era in onda e “avevo una scaletta da rispettare“. In ogni caso, aggiunge, non c’è nulla di cui giustificarsi. “Mi hanno attribuito cose che mai ho fatto” sottolinea, invitando poi tutti “ad abbassare i toni” e a “tornare civili”.

Davide Parenzo la mattina del 25 Aprile era a Porta San Paolo con la Brigata Ebraica, insieme al rabbino capo e al presidente della comunità per deporre una corona di fiori. “Mi hanno messo al centro della loro propaganda e in questo modo si indica il nemico da battere”, conclude il giornalista, ribadendo che querelerà chiunque gli attribuisca di avere preso parte ai momenti di tensione che si sono verificati in piazza.

Davide Parenzo è abituato a interrompere chi parla ed a parlare sopra a chi interviene nei talk show. Insomma non proprio un esempio di correttezza nelle discussioni da offrire alla nuove generazioni.

Alcune settimane fa era stato interrotto e contestato a sua volta in un convegno alla Sapienza organizzato dai giovani di Forza Italia e se ne era lamentato a destra e a manca.

Ma lo scivolone della sua presenza la mattina del 25 Aprile in una parte della piazza che ha dato dimostrazione di estrema aggressività e violenza, sia fisica che verbale, è decisamente una figuraccia dalla quale, quantomeno, avrebbe fatto bene a prendere pubblicamente le distanze.

A chi è abituato a parlare e straparlare qualche volta può accadere di inciampare nelle parole, ma quando si inciampa nei fatti diventa difficile rivendicare una autorevolezza che non si ha.

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