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07/04/2024

Inneggiare al genocidio tra facezie e sottigliezze

Quale dialogo può esserci con chi inneggia ad un genocidio? Non ci sono differenze di opinione, pareri da rispettare, dibattito. Chi sostiene un genocidio è fuori dal genere umano. Impossibile stabilirvi una qualsiasi forma di interlocuzione a meno che non lo si voglia ricondurre a più miti consigli a suon di palate.

Ma c’è anche chi, pur non inneggiando apertamente al genocidio, afferma di considerare “inevitabili” e “legittimi“, dopo i fatti del 7 ottobre (ancora non del tutto chiarissimi), il massacro, perpetrato dalle forze militari di occupazione israeliane, di 35.000 civili palestinesi (di cui la metà bambine/i) nonché il bombardamento sistematico di ospedali (con i pazienti dentro), scuole, asili, abitazioni, ambulanze, università, chiese, moschee, strutture di organizzazioni umanitarie, mediante lo sganciamento di 25.000 tonnellate di bombe (superato da un pezzo l’equivalente in megatoni delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki) che piovono anche sulle tende degli sfollati come sulle file di migliaia di esseri umani, sfiniti ed affamati, in fila per un tozzo di pane o per un piatto di riso.

E, sempre costoro, si guardano bene dallo spendere anche solo mezza parola per stigmatizzare le deliberate uccisioni, da parte dei cecchini israeliani, di civili in fuga con le mani alzate, di reporter, medici, paramedici, volontari e – soprattutto – bambine e bambini, come ammettono candidamente (e senza lasciar trapelare alcun minimo segno di turbamento) gli stessi autori di queste nefandezze, nelle videochiamate che poi vengono “catturate” in rete.

E sarei spinto da non poche ragioni a considerare questa ultima specie di sionisti – certamente più raffinata e sottile – forse più spregevole e dannosa rispetto ai sionisti espliciti ed urlanti che, quasi sempre – apparendo per ciò che sono davvero – non complicano la vita di chi deve definirli e stabilire una distanza.

Che poi, essendo dei fanatici razzisti, assolutamente privi di argomenti e totalmente inclini all’insulto ed all’intolleranza più becera, non vengono quasi mai invitati nel talk show, tale è l’imbarazzo che creano.

E, tuttavia, vedo che il tipo di sionista negazionista del genocidio ma più soft e di buone maniere, è, praticamente onnipresente in tutti i principali talk televisivi.

Un esempio per tutti? Ma si, lui, Paolo Mieli, opinionista del Corsera, solitamente travestito da “storico”.

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