Una porcata tira l’altra e i governi italiani, senza alcuna distinzione tra sedicenti “progressisti” e “fascio-conservatori”, da almeno 30 anni rispondono alla crisi di legittimazione – certificata dal tasso di astensionismo elettorale, ormai vicino al 50% (se le politiche avessero il quorum come i referendum non verrebbe eletto nessuno) – con “decreti sicurezza” sempre più forcaioli.
Ieri è stata la volta del dl Sicurezza del governo Meloni-Salvini, che è diventato legge con l’ok definitivo di un Senato che non ha neanche fatto finta di discutere nel merito, essendo stata posta dal governo la “fiducia” sul testo.
Un po’ di gazzarra in aula, a beneficio di telecamere, con il primo sit-in della legislatura inscenato da Pd, M5s e Avs, forse preoccupati che l’entrata in vigore delle nuove norme possa essere “festeggiata” dal governo già questo sabato, quando faranno finta di manifestare “contro lo sterminio in corso a Gaza”, ma senza dire una parola contro Israele (che non è ovviamente il solo killer Netanyahu).
Più di un parlamentare “democratico”, infatti, si è detto “preoccupato” che nella manifestazione possano “infiltrarsi estremisti” capaci nientepopodimeno che di “bruciare una bandiera israeliana” al fine oscurare un corteo che non ha comunque alcuna intenzione di “disturbare” i genocidi che regnano a Tel Aviv, al punto da sbarrare il palco a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati (questi “estremisti dell’Onu”...).
Del resto una delle norme più infami della nuova legge prevede appunto la possibilità per i servizi segreti di «creare e dirigere organizzazioni terroristiche con finalità sia di terrorismo internazionale che di eversione dell’ordine democratico e può fabbricare e detenere materiale esplodente».
Si potrebbe dire che non c’è alcuna novità. È quello che lo Stato italiano ha fatto per decenni, utilizzando manovalanza fascista per attuare le “stragi di Stato” (piazza Fontana, l’Italicus, Peteano, san Benedetto Val di Sambro, la stazione di Bologna, ecc.). L’unica differenza sta nel fatto che ora ognuna di quelle stragi sarebbe in futuro perfettamente “legale”. Sottratta per legge alle indagini della magistratura.
Abbiamo già analizzato altre volte il testo, nelle varie fasi dell’iter che doveva portare all’attuale approvazione definitiva (qui e qui alcuni dei moltissimi articoli pubblicati). Nulla è cambiato nonostante le decine di manifestazioni e ancor meno dopo la tardiva resipiscenza dell’“opposizione” democratica (quella che critica Meloni “da destra”, perché non è andata sul “treno dei volenterosi” guerrafondai pro Kiev e che aveva anticipato lo spirito di queste norme già ai tempi del “decreto Minniti”).
C’è poco da aggiungere, nel merito. Chiaro come il sole che qualsiasi protesta sarà da oggi in poi inquadrata come “ipotesi di reato”, giocando furbescamente sulla differenza tra la “libertà di manifestare” – formalmente quasi intatta – e l’atto stesso di manifestare (impossibile bloccare la circolazione stradale, praticare qualsiasi forma non violenta di protesta, come anche il solo sedersi a terra a là Gandhi, ecc.).
Così come è palese l’intenzione di “scudare” poliziotti, carabinieri, ecc., per qualsiasi violenza metteranno in atto contro i manifestanti. Sono quelli in divisa, di fatto, gli unici “cittadini” che potranno davvero sentirsi “più sicuri”, anzi “immuni”. Il decreto li formalizza come pretoriani da usare ad libitum contro la popolazione...
Non parliamo poi delle carceri, dove il difendere i propri residui diritti diventerà una “aggravante penale” con altri mandati di cattura, processi, aumento delle pene ed esclusione dai pochi “benefici” rimasti dell’antica “legge Gozzini”.
Il fatto che il Parlamento sia stato anche questa volta bypassato è completamente in linea con la “nuova sensibilità europea”, che considera nulla la “rappresentanza politica degli interessi sociali” e gli stessi processi elettorali (se non danno il risultato voluto dall’establishment continentale) e vede con favore il “decisionismo” dei vertici. In fondo la Meloni non è che una von der Leyen in sedicesimo. Anzi, in ventisettesimo...
Ad essere in pericolo, in definitiva, non è una “democrazia” già cadavere, ma la tutta la popolazione di questo paese. Stretta tra impoverimento e salari da fame, drastico taglio dei servizi sociali, con l’ombra sempre più vicina della guerra alle porte... che non potrà più fare granché per far rispettare i propri bisogni senza “commettere reato”.
Un esercito in senso stretto – 600mila uomini armati tra polizia, carabinieri, penitenziaria e forze militari propriamente dette – “vigilerà” che non si muova una foglia.
Come tutte le altre soluzioni reazionarie dello stesso tipo, nella Storia, ci vorrà forse un po’ di tempo, ma finirà nello stesso modo.
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