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08/06/2025

Fondi Covid dirottati verso la guerra, la nuova trovata della Commissione UE

In una comunicazione della Commissione Europea al Parlamento di Strasburgo e al Consiglio dell’Unione Europea, trasmessa lo scorso mercoledì, i vertici esecutivi della UE hanno informato i propri colleghi che l’intenzione è quella di reindirizzare i fondi stanziati per la pandemia Covid-19 per finanziare ulteriormente la difesa europea.

Bruxelles vorrebbe dunque trovare il modo di permettere ai membri della comunità europea di spendere almeno una parte dei 335 miliardi rimasti nel Recovery and Resilience Facility (RRF) per lo European Defence Industry Programme (EDIP). Questo programma è pensato per incoraggiare accordi di approvvigionamento militare comune tra più paesi.

Sembra che questo cambio di rotta, che era comunque già nell’aria, sia stato spinto dal fatto che più di un governo abbia tentato di usare quei fondi per le spese belliche, piuttosto che per sostenibilità, digitalizzazione, servizi pubblici e in generale finalità sociali e civili. A fine maggio la UE aveva già dato il via libera in questo senso per alcune voci del piano di ripresa nazionale polacco.

L’EDIP era già stato criticato per l’esiguità dei fondi destinati, che avrebbe reso difficile per tale strumento diventare un volano del riarmo europeo. Il dirottamente dei fondi pandemici mostra quel che già era stato denunciato tante volte: le promesse sulla tutela sanitaria e sulla transizione ecologica erano solo di facciata, e servivano semmai a distribuire sussidi alle grandi aziende.

Bisogna sottolineare come il RRF era stato inizialmente dotato di 650 miliardi di euro, quando venne creato nel 2021. Il che significa che nemmeno la metà è stata spesa fino a ora. Eppure, la presidente della Commissione Europea ha trovato il tempo e il modo di fare un favore alla multinazionale tedesco-statunitense Pfizer.

Oggi che gli indirizzi strategici portano l’Europa sulla strada della guerra, per far fronte alla competizione globale e alla crisi industriale interna con la transizione verso un’economia di guerra, allora la Commissione permette ai membri UE di inserire anche i progetti legati alla difesa per l’erogazione di prestiti e sovvenzioni del RRF, in scadenza nell’agosto 2026.

È bene sottolineare che, inizialmente, il 37% dei fondi RRF doveva essere destinato alla lotta al cambiamento climatico e il 20% alla digitalizzazione. La difesa nemmeno era menzionata nell’elenco delle possibili aree di investimento. Ora è chiaro che ci sarà una corsa a presentare programmi militari da sostenere tramite i 335 miliardi rimanenti.

Questa vicenda mostra in maniera plastica come l’impegno economico nel settore militare toglierà inevitabilmente risorse alle spese di cui abbiamo veramente bisogno, ovvero quelle sociali. Senza considerare l’ulteriore ghigliottina imposta dai vincoli di bilancio. Intanto, la condizione della sanità pubblica in vari paesi, in primis l’Italia, rimane tragica.

La UE, invece di imporre la spesa dei fondi stanziati in occasione di un’emergenza sanitaria per la tutela della salute, concede di indirizzarli verso strumenti di morte. Del resto, se l’obiettivo è quello di mandarci a morire in guerra, che bisogno c’è di curare le persone? Questi sono i valori di civiltà di cui la comunità europea si fregia.

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