In situazioni come quella siriana, dove varie compagini si confrontano e si scontrano in una geometria variabile di alleanze e affiliazioni, sia politiche sia religiose, è spesso difficile fare il punto della situazione e capire cosa stia accadendo nel paese. Per le potenze occidentali non c’è stato dubbio sin dall’inizio: nonostante al governo siano andati dei jihadisti, la Siria ora è diventata una “democrazia”.
Forse persino la definizione di “democratura” sarebbe un eufemismo per il modello che promuovono le forze che hanno preso il controllo di Damasco, scacciando il presidente Assad. Ma proprio per aver tolto dall’equazione del Medio Oriente un personaggio scomodo, la Siria di Al Jolani ha ottenuto anche la liberazione da molte sanzioni che strozzavano il popolo, prima ancora che il governo.
Ora, però, cominciano a venir fuori i numeri del bagno di sangue in cui gli jihadisti hanno gettato il paese, con tutte le atrocità commesse verso la popolazione civile. E a dare questi numeri è una “entità” che fino a ieri era una delle massime fonti per ciò che riguardava i crimini da addebitare ad Assad.
Infatti, secondo il Syrian Observatory for Human Rights (SOHR), sono state 7.670 le persone uccise in Siria dalla caduta del precedente governo, e ben 5.784 sarebbero civili, inclusi 306 bambini e 422 donne. 2.130 di queste uccisioni sarebbero avvenute in esecuzioni extra-giudiziali e sarebbero state basate su appartenenze identitarie.
Il SOHR denuncia uno “schema di violenza organizzata” che si sta diffondendo in Siria, e sottolinea come il quadro presentato rifletta “la fragilità della situazione della sicurezza e il crescente pericolo per le componenti più vulnerabili della società”. Il riferimento alle minoranze religiose è reso evidente anche dal bilancio delle vittime del marzo scorso.
Il SOHR ha infatti riferito che oltre 1.700 persone, per lo più civili alawiti, sono state uccise in quell’ondata di violenze, aggiungendo che Damasco e le forze di sicurezza affiliate al nuovo governo sono state responsabili della maggior parte delle vittime. Secondo altre stime, i numeri potrebbero essere molto più alti, fino a diverse migliaia di persone.
L’osservatorio ha infine sottolineato l’importanza di un processo che accerti le responsabilità di tali eventi, per raggiungere la pace e la stabilità, sollecitando la creazione di un meccanismo di indagine indipendente, l’applicazione del diritto internazionale e la garanzia di piena giustizia per le vittime.
Anche questa volta, l’Occidente ignorerà questi dati, a meno che non diventino utili per perseguire altri obiettivi di politica estera, che nulla avranno a che vedere con gli interessi della popolazione siriana. E questo nonostante il SOHR sia un’organizzazione formata da una sola persona, basata nel Regno Unito, e che per anni abbia attaccato le politiche di Assad, ricevendo anche critiche dalla Russia.
Ora, probabilmente, le parole di questo osservatorio verranno etichettate come propaganda, o verranno semplicemente relegate ai margini del dibattito pubblico.
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