Nonostante non ci sia mai da essere
sicuri di certe cose, non penso che, magari dopo una ventitreesima
votazione caos, si giunga a rieleggere l’eterno re Giorgio. A tutto c’è
un limite. Quando parlo di “Napolitano ter” parlo di un Capo dello Stato
in continuità con l’uscente. Ma che caratteristiche dovrebbe avere il
Presidente ideale? Diamoci dei criteri.
Il Foglio commentava il recente discorso
di Napolitano lodandone lo spirito “rottamatore” della Costituzione
vigente. E, lodi a parte, aveva ragione: Napolitano ha svolto una
critica acuminata della struttura dello Stato disegnata dalla Carta
costituzionale, prospettandone con chiarezza la necessità di
sostituirla. Non che non si possa criticare l’attuale Carta, o proporre
di cambiarla, ma spetta proprio al Capo dello Stato farlo?
Semmai ci si attenderebbe che ne fosse
il difensore, quantomeno, d’ufficio. Ma non si tratta solo di questo:
nel suo settennato, Napolitano ha strattonato la Costituzione in tutti i
modi sino a manovrare per ben due volte, per una revisione
costituzionale tutta esterna alle procedure previste dall’art. 138.
Ed è stato il regista più importante della trasformazione della forma di governo. Ormai la nostra Costituzione materiale è ben oltre il limite di torsione
rispetto a quella formale: il principio di rappresentanza è subordinato
alla “governabilità”, dove, per “governabilità” si intende solo il
mantenimento degli obblighi internazionali del paese, a cominciare dal
debito pubblico. Tutto è sacrificato a questo scopo, ed il Capo dello
Stato non è più il rappresentante del paese verso l’estero, quanto, al
contrario, il rappresentante degli interessi stranieri (a cominciare da
quelli europei ed atlantici) verso l’Italia. In una certa misura si
tratta di un processo oggettivo, indotto dalla globalizzazione neo
liberista, che presuppone una crescente dipendenza delle parti dal
tutto, ma, per il resto, Napolitano ci ha messo del suo.
Le formule dei governi “tecnici”, “di
emergenza”, di transizione”, “per le riforme istituzionali” nascondono
la sostanza di un dominio oligarchico, in spregio ad ogni principio
democratico di rappresentanza. Ed il costante rifiuto di convocare il
corpo elettorale, anche in presenza di Parlamenti delegittimati come
quello eletto nel 2008 e quello attuale, è il segno palmare di questa
logica elitaria, per la quale, un Parlamento eletto con un sistema
elettorale dichiarato incostituzionale, in cui c’è una sproporzione
tremenda fra voti e seggi ed in cui un sesto dei parlamentari ha
cambiato partito in un terzo del tempo della legislatura, si trova a
dover eleggere un Presidente della Repubblica, riformare la Costituzione
e rifare la legge elettorale che, ovviamente, si sta formando con gli
stessi meccanismi della precedente!
Ci vorrà tempo e lavoro per tornare ad
una accettabile normalità costituzionale – semmai riuscirà di farlo – per
ora occorre non peggiorare le cose con un “Napolitano Ter”.
Intendiamoci: nonostante non ci sia mai da essere sicuri di certe cose,
non penso che, magari dopo una ventitreesima votazione caos, si giunga a
rieleggere l’eterno re Giorgio. A tutto c’è un limite.
Quando parlo di “Napolitano ter” parlo di un Capo dello Stato in continuità con l’uscente
che è stato uomo di parte, dimentico di essere il Presidente di tutti
gli italiani e fattosi capo di una maggioranza politica, poco sensibile
ai valori costituzionali, disinvolto interprete di norme e consuetudini e
propenso ad invadere campi non suoi. Ecco: uno così non lo vogliamo.
E non vogliamo neppure un Presidente
prono ai voleri della Bce e, per così dire, in “sintonia speciale” con
Palazzo Chigi. C’è già una quantità di nomi più o meno di questo genere:
Veltroni, Cassese, Pinotti, Franceschini, Grasso, Gentiloni e via
dicendo. Ma lasciamo perdere i nomi e vediamo i requisiti base che, per
noi, un Presidente dovrebbe avere.
Ovviamente, il criterio preliminare
è quello di non aver avuto alcuna condanna penale o essere uscito da
vicende penali per prescrizione. L’ideale sarebbe un candidato mai
lambito da scandali e che goda di generale reputazione, ma, di questi
tempi, mi pare una ricerca improba. I candidati di questo genere
sarebbero mosche bianche. Ad esempio, Prodi il neo del caso Cirio lo ha,
anche se mai si è trasformato in un atto giudiziario. E Fassino con
quel “facci sognare!” detto a Consorte nove anni fa? Che dire di
Giuliano Amato? Personaggio che non ha mai avuto una condanna o anche
solo un rinvio a giudizio (va detto), però era a corte di Re Bettino
quando nel Psi si facevano cose assai disinvolte, delle quali,
naturalmente, non si accorse mai. Insomma vediamo cosa offre il mercato…
In secondo luogo, è di basilare importanza che il candidato sia leale nei confronti della Costituzione.
Non parlo di una lealtà formale, ma di un sostanziale spirito
repubblicano e la biografia può dire molto in un senso o in un altro.
Ad esempio, uno come Grasso può essere
escluso a priori dopo la vicenda della riforma istituzionale, in cui si è
prodotto in violazioni del regolamento senza precedenti. Non ne
parliamo nemmeno.
Questo criterio ne presuppone un altro: che il candidato abbia una biografia politica alle spalle
e che, quindi, abbia esercitato ruoli di qualche responsabilità
nazionale. E questo è il terzo requisito che merita d’essere chiarito,
perché è in voga una gran voglia di un “Presidente che venga dalla
società civile”, che, invece, potrebbe essere un disastro senza
precedenti. Il punto è questo: non stiamo eleggendo il sindaco di
Minervino Murge o il deputato di prima nomina (per quanto, anche in quei
casi, un po’ di conoscenze pregresse non guasterebbero). Stiamo
eleggendo il Capo dello Stato, cioè una delle due cariche chiave del
sistema politico, il che presuppone due cose: che l’eletto abbia certe
conoscenze e che sia conosciuto dagli italiani attraverso la sua
biografia.
Il presidente deve decidere se firmare
una legge o rinviarla alle camere con un rilievo di costituzionalità:
non vi sembra opportuno che sia uno che capisca cosa c’è scritto in
ciascuna legge che deve firmare? Deve nominare il Presidente del
Consiglio ed i ministri, deve decidere se sciogliere le Camere o no,
avallare determinati atti del governo in politica internazionale,
presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura e quello Supremo
della Difesa, se concedere una grazia o no eccetera eccetera. Vogliamo
che diventi un burattino nelle mani del Presidente del Consiglio, del
Segretario Generale della Presidenza o del vice Presidente del Csm? Se
vogliamo una persona che sappia orientarsi rapidamente ed in modo
autonomo, che sappia resistere alle pressioni interne o internazionali,
non possiamo metterci uno qualsiasi che non ha mai fatto politica.
Nemmeno se è un luminare nel suo campo. Ad esempio, Riccardo Muti è uno
straordinario musicista di cui sono un accanito fan, Renzo Piano è uno
splendido architetto, autore di opere smaglianti, ma la Presidenza della
Repubblica è un’altra cosa e qui il rischio è di perdere un grande
direttore d’orchestra ed un maestro dell’architettura per avere un
cattivo Capo dello Stato. Quindi Muti e Piano continuino a fare quello
che fanno, ma a maggior ragione evitiamo il primo che passa per strada:
ad esempio, la Pinotti chi è? Cosa ha mai fatto?
Certo, non è indispensabile che si
tratti di un politico di professione a tempo pieno, potrebbe trattarsi
di un giornalista di alto livello, di un ambasciatore, di un docente
universitario o di un magistrato, anche se, questo espone alla seconda
obiezione: se una persona non ha mai esercitato ruoli politici di un
certo rilievo, o abbia un modestissimo ed assai recente curriculum
politico, noi non sappiamo cosa pensa della Costituzione, della politica
estera, dell’economia. E non bastano gli articoli, i libri, le
interviste o qualche scritto, per saperlo; quello che conta sono gli
atti compiuti e, se fino ad avantieri il candidato ha fatto un altro
mestiere, come può aver compiuto questi atti rivelatori? Anche sulla
base della biografia politica possiamo controllare il grado di
affidabilità costituzionale dell’uomo. Ad esempio, di Scalfaro, che era
un DC di destra, sapevamo che, al di là delle sue posizioni politiche,
era uomo di forte lealtà costituzionale e, nel complesso, così si è
comportato da Capo dello Stato.
Occorre anche – e qui siamo al quarto requisito – che sia una persona che abbia uno spiccato senso degli interessi nazionali,
che non sia particolarmente “amico” di Washington, di Mosca o Berlino,
Parigi, Pechino, Londra o Telaviv, tanto per fare qualche nome a caso.
Ad esempio, una come la Bonino ci sembra un po’ troppo amica degli
americani per poter essere presa in considerazione.
Quinto requisito: aver fatto qualcosa di ragguardevole
nella propria carriera politica. Anche qui spieghiamoci: se per
l’elezione ad una carica così importante fosse sufficiente una carriera
da modesto burocrate, senza infamia e senza lode, potremmo anche
procedere con il sorteggio. Per una carica così, serve uno che abbia
qualcosa in più della media ed abbia brillato nei ruoli affidatigli. Ad
esempio, uno come Veltroni che, per conto del Pci, trattò con Mammì
l’infausta legge sulle televisioni che consentì il monopolio
berlusconiano delle reti private, vi sembra uno adatto? E come ha fatto
il sindaco di Roma? Quando ha fatto il segretario del partito il Pd ha
incassato la più lunga ed ininterrotta serie di sconfitte. Poi qualche
parentela imbarazzante non manca. Oppure, uno come Grasso che ha avuto
una gestione così grigia della Procura Nazionale Antimafia, vi sembra
che offra brillanti referenze? E Sergio Romano, che da ambasciatore a
Mosca non si accorse che stava crollando tutto, e sosteneva che non
stava succedendo niente, vi sembra la persona più adatta? E qui i nomi
che potrebbero restare in piedi, temo, sarebbero pochissimi.
Ovviamente, sesto requisito, è necessario che si tratti di una persona dotata di grande equilibrio e che sappia essere imparziale. Uno come D’Alema vi sembra l’uomo giusto?
Ultimo criterio non irrinunciabile ma
preferenziale: che l’uomo (o la donna, si intende) non abbia fatto solo
il politico a tempo pieno, ma abbia anche lavorato qualche volta nella sua vita:
da avvocato, notaio, docente, medico, magistrato o quel che vi pare, ma
che, insomma, abbia avuto un mestiere diverso da quello di politico.
Infine, a parità di ogni altra condizione, se fosse donna sarebbe meglio e se non avesse superato i 70 anni sarebbe il massimo.
Certo trovarne uno così, con tutte
queste caratteristiche non è semplice: possiamo provare con una supplica
alla Madonna di Pompei. Ma, in caso la Madonna non ci conceda la
grazia, che si fa? Un Presidente “tecnico”? Ad esempio il Presidente
della Corte Costituzionale, della Cassazione, o il governatore della
Banca d’Italia? Insomma: abbiamo visto cosa ha combinato Monti con il
suo governo “tecnico” per cui, se proprio non viene fuori niente dal
mondo politico e non c’è altro da fare va bene, ma, se si può evitare…
Meglio fare di necessità virtù ed
adattarci al candidato che somigli di più all’identikit ideale o che se
ne allontani di meno. L’importante è che non si tratti di un altro
Napolitano, questo è l’obiettivo politico minimo.
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