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23/12/2014

F-35 e l’export Usa Se tu compri campi se non compri crepi

Il Joint Strike Fighter Program Office del Dipartimento della Difesa americana ha annunciato che il centro di manutenzione per gli F-35 europei e Usa nel Vecchio Continente, verrà stabilito inizialmente nella base aerea italiana di Cameri. Applausi di Pinotti e Renzi. Ma c’è il trucco e la bugia.

Attività di manutenzione, riparazione, revisione generale e aggiornamento del fantasmatico F-35 negli impianti industriali costruiti dalla Difesa nella base novarese dell’Aeronautica Militare. Si comincerà nel 2018, l’attività riguarderà la sola ‘cellula’ del velivolo - ala, fusoliera, piani di coda, carrello - senza sistemi ed equipaggiamenti, e senza il motore. Il corpo del velivolo. L’Italia potrà aumentare le commesse se altri partner o gli stessi Stati Uniti volessero far costruire lì i loro aerei. Ma se gli impianti ritarderanno per colpa dei risparmi da crisi, tutto passa alla fedele Gran Bretagna.

Meccanismo impietosamente interessante quello del “best value”, che negli Usa definiscono un ‘criterio selettivo su base competitiva’ già seguito da Pentagono e Lockheed Martin per la scelta dei fornitori. In lingua italiana si potrebbe anche definire ‘ricatto’. Testuale: «Ogni Paese in grado di mettere in piedi una ‘capacità regionale’ - spiegano alla Difesa Usa - avrà la garanzia di ricevere commesse rapportate alla quantità aerei acquistati. Se modificherà i suoi programmi di acquisto, il carico di lavoro ‘regionale’ potrebbe essere dirottato verso chi assicura la migliore ‘best value’».

Come da titolo, ‘se compri campi, se non compri crepi’. Più che ‘criterio selettivo’ nella lingua di Dante si potrebbe definire più appropriatamente una ‘porcata ricattatoria’. Se vuoi mantenere lavoro a Cameri devi comprare tanti F-35. Ma il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e l’Amministratore Delegato di Finmeccanica Mauro Moretti applaudono, ‘best value’ compreso. Orgoglio legittimo invece per le qualità riconosciute allo stabilimento a Cameri e per le ricadute tecnologiche previste. Ma è davvero un così importante e netto successo italiano come vogliono farci credere? Non pare.

Il Pentagono ci assegna attività ‘iniziali’ per la semplice ‘cellula dell’aeroplano’ che di tecnologico avanzato non ha granché. E poi il ricatto: o aumentate la produzione di aerei, comprando cioè gli F-35 che avevate in mente di ordinare all’inizio (i famosi 90-100 cacciabombardieri), oppure, per la manutenzione, riparazione e quant’altro serve a tenere in efficienza le flotte europee di JSF, vi affiancheremo la Gran Bretagna. Per tenersi stretta questa commessa ora la Difesa deve ordinare più aeroplani, altro che dimezzare la spesa. Queste le regole del gioco (sporco), cara ministra Pinotti.

Le ricadute positive di commesse e di lavoro proclamate dal governo in Parlamento impongono di fatto di confermare i 90 esemplari della cosiddetta ‘flotta Monti’ prevista due-tre anni fa se non di aumentane il numero. Gioco sporco sul fronte industrial-militare e fine delle favole. Ora qualcuno dovrà iniziare a dire la verità. Perché la concorrenza preme. La Gran Bretagna e la sua industria è sulla breccia in Europa, e non è difficile immaginare che qualcosa, se non la gran parte delle attività dedicate all’efficienza e all’aggiornamento dei sistemi più ‘nobili’ dell’F-35 le saranno assegnate.

Fonte

Sarebbe anche il caso di quantificare queste benedette ricadute occupazionali, che restando nei meri calcoli contabili, più fonti hanno quantificato come marcatamente più ridotte rispetto a quelle che avrebbe garantito la prosecuzione di un altro (in gran parte) inutile programma, quello relativo all'Eurofighter EF-2000.

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