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22/12/2014

Stato Spagnolo: mobilitazione contro la “ley mordaza”, il bavaglio della destra alle proteste

Sabato, durante tutta la giornata e in tutto lo stato spagnolo, varie decine di migliaia di persone sono scese in piazza contro la cosiddetta Ley de Proteccion de la Seguridad Ciudadana, provvedimento efficacemente ribattezzato dai contestatori “ley mordaza”, cioè Legge Bavaglio.

Un provvedimento che il traballante governo di destra di Mariano Rajoy aveva da tempo in cantiere tra le proprie priorità e che è riuscito a far approvare pochi giorni fa dal Congresso con i soli voti del Partito Popolare (manca il passaggio al Senato, previsto nelle prossime settimane) e con un discreto ritardo dovuto alle prime massicce proteste dei mesi scorsi.

Tornate a manifestarsi nel fine settimana con ben 30 diverse manifestazioni convocate in altrettante città dello Stato da diverse realtà sociali e politiche che accusano il governo di voler mettere il bavaglio a chi vuole legittimamente protestare contro le politiche restrittive in campo economico e politico. A scendere in piazza sono stati i partiti e varie organizzazioni di sinistra, ma anche coordinamenti sociali nati negli ultimi anni come le PAH, le “piattaforme” formate da coloro che non riuscendo a pagare un mutuo sono stati sfrattati o hanno evitato che le banche gli si prendessero le case solo grazie ai picchetti e alle proteste organizzate.

“L’obiettivo di questa cosiddetta riforma non è quello di garantire la sicurezza dei cittadini come afferma il Governo, ma di disincentivare e reprimere il libero esercizio del diritto di riunione e associazione in un clima di mobilitazioni crescenti contro la gestione della crisi economica da parte delle autorità” denunciano i protagonisti della protesta riuniti in un coordinamento ribattezzato “No somos delito”. La sigla sottolinea che ben 15 delle infrazioni introdotte dal nuovo provvedimento legislativo sulle 46 totali previste riguardano una limitazione del libero esercizio di riunione, associazione e libertà di espressione teoricamente protetti dalla Costituzione.

La legge prevede l’imposizione di multe da 30 mila a 600 mila euro a coloro che manifestano senza averlo comunicato previamente alle autorità o nonostante un divieto nei pressi di istituzioni o enti occupanti istituzioni o bloccando “servizi di base” come ad esempio le trasmissioni televisive della Tv pubblica o i lavori di un’assemblea elettiva dal Comune al Parlamento; multe da 600 a 30 mila euro per coloro che diffondono immagini dell’operato delle forze dell’ordine, per coloro che ostacolino o tentino di impedire uno sfratto; multe da 100 a 600 euro per coloro che si rendono colpevoli dell’organizzazione di un’assemblea in uno spazio pubblico o addirittura di contestare un comizio con slogan o anche solo con dei cartelli.

La ‘ley mordaza’ punisce anche la diffusione tramite web e social network di informazioni riguardanti mobilitazioni proibite oppure chi indossa la propria divisa di lavoro – dai vigili del fuoco ai medici – durante scioperi e manifestazioni o chi dà un passaggio in automobile od ospitalità ad un immigrato irregolare.

Oltretutto la controriforma permette al governo di punire cittadini e collettivi senza passare per i tribunali ma per via amministrativa, basandosi esclusivamente sulla valutazione insindacabile dei membri degli apparati di sicurezza e senza concedere a coloro che sono oggetto dei provvedimenti di potersi difendere adeguatamente, visto che un eventuale ricorso - dopo aver pagato 'diritti giudiziari' assai salati - sarà possibile solo dopo aver ottemperato alla sanzione.

Nel pacchetto, in parte depurato dai provvedimenti più gravi dopo le proteste delle opposizioni parlamentari e delle piazze, è stata comunque inserita una norma che legalizza l'espulsione immediata degli immigrati che riescono a scavalcare le reti e le barriere delle enclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla, pratica assai utilizzata dalle forze di sicurezza ma finora illegale.


A Barcellona in piazza anche il coordinamento “Desobediencia 2014” il cui portavoce, l’avvocato Andrés García Berrio, nel suo intervento dal palco ha attaccato la proibizione sancita dalla nuova legge di riprendere gli agenti di polizia ricordando che in numerosi casi di abusi e violenze da parte delle forze dell’ordine contro cittadini o manifestanti sono state proprie le immagini riprese da telecamere o smartphone a permettere di avviare procedimenti penali. Nella capitale catalana la polizia autonoma, i Mossos d’Esquadra, hanno fermato e identificato quindici persone dopo l’incendio di un cassonetto dell’immondizia, ma la manifestazione è arrivata senza grandi problemi fin sotto la sede della delegazione del Governo. Dopodiché alcuni gruppi si sono scontrati con la polizia dopo aver realizzato alcune scritte sui muri e rispondendo alle cariche con il lancio di oggetti.



A Madrid in un centro città completamente blindato dalle un imponente dispositivo delle forze di sicurezza migliaia di manifestanti hanno tentato di bloccare la Gran Via, una delle principali arterie commerciali della capitale, sfilando poi in corteo fino a Puerta del Sol.

Gli organizzatori hanno avvisato che la giornata di sabato apre un nuovo, lungo periodo di mobilitazioni con l’obiettivo di obbligare l’esecutivo a ritirare la “Ley Mordaza” che non pochi considerano un ritorno esplicito al franchismo.

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