Secondo l’Agenzia di stampa nazionale Saba, una delle
bombe è stata piazzata vicino alla casa di Ismail al-Wazir. Wazir,
docente all’università di Sana’a e vicino agli Houthi, era già scampato
ad un tentativo di assassino ad aprile quando alcuni uomini armati
avevano sparato alla sua macchina uccidendo due guardie del corpo.
Al momento nessun gruppo ha rivendicato gli
attacchi di stamattina. Tuttavia, è probabile che dietro gli attentati
vi sia al-Qa’eda (o tribù ad essa alleate) che da mesi combatte gli
Huthi. Secondo i testimoni oculari le esplosioni avrebbero avuto luogo quando per strada vi era poca gente.
Un’altra bomba è esplosa, invece, quando un membro
dei Comitati popolari – una forza locale nata dopo che gli Houthi hanno
conquistato la capitale a settembre – stava provando a detonarla.
Nell’esplosione sono state danneggiate alcune case e macchine.
L’instabilità dello Yemen preoccupa molte cancellerie occidentali. Il Paese, infatti, confina con l’Arabia Saudita (tra i principali esportatori mondiali di petrolio) ed è punto di passaggio fondamentale nelle rotte commerciali tra il Canale di Suez e il Golfo Persico. Ma, secondo molti analisti, potrebbe diventare a breve uno “stato fallito” come la Somalia. Lo Yemen è stato teatro di proteste di massa nel 2011 che hanno costretto il Presidente Ali Abudallah Saleh, dopo più di 20 anni di governo, a dimettersi.
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