La storia ripete, ma la seconda volta è solo una farsa.
A circa 24 ore dalla sentenza della corte d’Assise di Torino che ha assolto
i militanti del movimento No Tav dall’accusa di terrorismo (finalmente
una sentenza giuridicamente decente!), è iniziata una serie di attentati
ai treni ad opera di “anarco-insurrezionalisti”.
Ovvio il coro di ministri e politicanti vari che hanno subito
rilanciato dicendo che la sentenza era un errore e che questo è
terrorismo. Negli stessi giorni, era tratto in arresto un gruppo di neo fascisti a Pescara.
In particolare il gruppo di eversori, denominato “Avanguardia
ordinovista”, avrebbe avuto in mente decine di omicidi di politici,
magistrati e di preti progressisti, sino a provocare un rivolgimento
istituzionale per il quale aveva bella e pronta una nuova Costituzione
che, fra l’altro, avrebbe abolito il diritto di voto.
Insomma siamo in pieno remake degli anni
settanta, fra attentati “anarchici” ai treni e complotti neo nazisti.
Qualche differenza, per la verità, ci sarebbe: ad esempio è possibile
che gli attentatori ferroviari questa volta siano effettivamente (o più
semplicemente, si ritengano) anarchici e non fascisti come nel 1969, ma
resterebbe da vedere se fra loro non ci sia qualche suggeritore di ben
altra estrazione.
Così come è plausibilissimo che un
gruppo di poveri spostati di provincia abbia progettato, magari in preda
ai fumi dell’alcool, omicidi politici a go go ed abbia sognato una
nuova Italia fascista. Tutto sta a vedere quale fosse poi la reale
pericolosità del gruppo e cosa ci fosse di concreto nella preparazione
di questi omicidi. Il semplice fatto che pensassero in quattro gatti, da
Pescara, di dar via ad una rivoluzione fascista nell’Italia del 2014, non depone molto bene sul loro stato di sobrietà.
Dopo di che è sempre possibile che dieci o venti esaltati,
assolutamente non in grado di sovvertire le istituzioni, però possa
benissimo essere capace di fare un omicidio ed è giusto prevenirli. Ma
di qui a parlare di una “pericolosa trama fascista” ne corre…
Vedremo che elementi ci sono e a che
stadio di preparazione erano questi supposti attentati; tuttavia la cosa
mi pare molto più piccola di quanto i titoli di giornale (piuttosto a
digiuno di notizie in giorni come questi) non facciano immaginare. Per
un momento ho drizzato anche io le orecchie, sentendo il nome di una
vecchia conoscenza come Rutilio Sermonti, ideologo e fra i massimi dirigenti di Ordine Nuovo.
Sermonti non è né un pagliaccio, né uno
che, per quanto novantenne, possa mischiarsi ad una sconclusionata banda
di paese, per cui sorgeva il dubbio che gli arrestati potessero essere
solo una scheggia di una cosa più complessa e numerosa. Ma è bastato
poco per capire che Sermonti non c’entra nulla con questa sconclusionata
riedizione dei fasti ordinovisti.
Il fatto è che, come dice il vecchio Marx, la storia talvolta si ripete, ma la seconda volta sotto forma di farsa.
Ho lavorato a lungo sulla strategia della tensione e questa me ne
sembra una cattiva imitazione con un fortissimo sentore di finto.
Ripeto: può darsi che anarco insurrezionalisti e neo ordinovisti si
credano davvero tali, ma manca tutto un contesto politico e culturale
che possa rendere plausibili le due cose e dargli peso. Al massimo
abbiamo davanti due sparutissimi gruppi di decerebrati. Nulla che possa giustificare il clamore mediatico che se ne sta facendo con titoloni in prima pagina.
Siamo seri, qui l’unica cosa che ricorda
davvero gli anni settanta è l’opportuna coincidenza di certi episodi
con il profilarsi delle scadenze politiche, sociali ed economiche:
elezione del Presidente, subito dopo elezioni regionali, approvazione
delle riforme istituzionali, probabile ripresa della crisi a breve
tempo, incombente protesta sindacale per la riforma dell’art. 18…
Insomma sono situazioni in cui il fantasma del terrorismo può far comodo.
Soprattutto alla vigilia di una elezione quirinalizia così incerta, che
può degenerare in un marasma senza precedenti ed occorre forzare un po’
la mano ai “grandi elettori”.
E’ un numero che abbiamo visto troppe
volte ed anche i particolari sono stucchevolmente simili: gli attentati
ai treni, l’armamentario fascista, il linguaggio delle rivendicazioni,
persino la trovata del nome del gruppo pescarese che è una bella sintesi
fra “Avanguardia Nazionale” ed “Ordine Nuovo”. Ci mancano le banche e
le Br. Su: almeno un po’ di fantasia…
Detto questo, ugualmente c’è di che
essere preoccupati: non vorremmo che questa mini serie televisiva “Il
ritorno del terrorismo” preludesse a qualche botto più serio, magari per
dare un bel giro di vite all’opposizione. Anche se annoiati, tocca
tenere gli occhi aperti.
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