di Simone Pieranni - Il Manifesto 30/12/2014
Quando nelle ultime elezioni in Ucraina si è scoperto che Svoboda, partito di estrema destra, non aveva superato la soglia del 5%, alcuni giornalisti nostrani avevano specificato che questa notizia smentiva «l’allarme neonazi» in Ucraina. Pigi Battista – noto «esperto» di cose ucraine e russe – dopo le elezioni (presidenziali) di maggio, precedenti a quelli di ottobre, aveva twittato
Al di là delle «profonde analisi», la verità racconta un’altra storia: l’importanza della destra nelle proteste di Majdan non è negata da nessuno, specie dai media internazionali.
Sappiamo bene che la forza di un’organizzazione paramilitare in piazza conta, al di là del risultato elettorale successivo, soprattutto in un paese in guerra e diviso. Inoltre, anziché fermarsi ai semplici dati elettorali, sarebbe stato necessario approfondire, giusto per rendersi conto di almeno un paio di cose. In primo luogo che oggi quasi tutti i rappresentanti più noti dei gruppi di estrema destra sono in parlamento o ricoprono cariche pubbliche rilevanti (come ad esempio quella di capo della polizia di Kiev).
In secondo luogo si appurerebbe un dato importante: che di esponenti dei gruppi «di movimento» di estrema destra, erano farcite le liste di quasi tutti i partiti politici ucraini che si sono presentati alle ultime elezioni politiche; tutti partiti contraddistinti da venature populiste, nazionaliste e patriottiche.
I gruppi più noti della destra ucraina, Svoboda e Settore Destro, protagonisti della Majdan, hanno quindi perso una sorta di battaglia politica, sopraffatti dalla capacità di altri partiti di assicurarsi parte del loro elettorato, grazie ad un progressivo spostamento a destra di tutte le forze politiche nazionali ucraine. Altro che scomparsa, si è trattato di una riorganizzazione, alla luce della nuova situazione in cui versa il Paese.
L’Unione Patriottica
Andriy Biletsky capo dell’Unione Patriottica, gruppo neonazi membro della famiglia di estrema destra allargata della National Socialist Assembly, era anche capo del noto «battaglione Azov» ed è stato eletto in parlamento l’ottobre scorso.
L’Unione Patriottica, secondo alcuni esperti internazionali sulle destre nell’Europa orientale e in Russia, come Anton Shekovotsov, visiting fellow all’Institute for Human Sciences di Vienna, avrebbe soppiantato le storiche formazioni di destra ucraine, protagoniste della Majdan. L’Up non avrebbe partecipato alla Majdan per un motivo molto semplice: i propri rappresentanti più noti erano in carcere e sarebbero stati liberati solo dopo la «Rivoluzione».
A questo si vanno ad aggiungere più fattori, responsabili del crollo elettorale delle storiche forze di estrema destra.
La loro sconfitta elettorale non nega la rilevanza nei fatti della Majdan, né pone in difficoltà un’estrema destra che anche a causa di legami relazionali ed economici con chi è al potere oggi in Ucraina, ricopre ancora ruoli chiave (ed è capace di creare sistemi economici basati sulla sicurezza e su commerci illegali, oltre ad assicurare la capacità di intimidire tanto gli attivisti di sinistra, quanto gli attivisti lgbt ucraini, menando duro come da tradizione).
Partiamo dal dato elettorale: perché Svoboda e Settore Destro hanno ottenuto risultati negativi alle elezioni (Svoboda, non ha superato lo sbarramento al 5 per cento)?
Secondo Shekovotsov i motivi sono vari: Svoboda, fino alla cacciata di Yanukovich era il principale partito di opposizione al vecchio oligarca, come confermato dai buoni risultati alle elezioni del 2012. Con la Majdan e la sconfitta di Yanukovich è venuto meno uno dei motivi del suo successo, unitamente ad un altro fatto: lo scontro con la Russia ha tolto a Svoboda il patentino di unico gruppo «patriottico» in circolazione.
Populismo e patriottismo sono diventati il simbolo di ogni raggruppamento politico ucraino e l’estrema destra si è così persa e distribuita tra tutti i partiti. Nel partito di Yatseniuk, il premier attuale e del post Majdan, «militavano» Biliestky e Vadym Troyan, esponenti di rilievo del noto battaglione militare Azov, dichiaratamente neonazista e considerato formato da criminali di guerra da diversi rapporti di Amnesty (non solo Azov, qui il report sul battaglione Aydar).
«Presumo che gli elettori più moderati siano tornati a votare per le forze nazional-democratiche – ha scritto Shekovotsov – come il Fronte Popolare. Parte dell’ex elettorato di Svoboda sembra essere andato a Settore Destro e al Partito Radicale di Lyashko. L’inclusione di questi due partiti nella categoria di estrema destra è provvisoria. Come partito politico, Settore Destro è oggi molto diverso dal movimento che con lo stesso nome si è formato durante il 2014; il partito è meno radicale del movimento; il Partito Radicale di Lyashko è pericolosamente populista ed è una tipica forza anti-establishment. Tuttavia, sia Settore Destro sia il Partito Radicale sono membri di un’estrema destra minoritaria». In ogni caso, il leader di Settore Destro Dmytro Yarosh è stato eletto in parlamento. Così come Biletsky e Troyan. O come Ihor Mosiychuk, eletto nel Partito radicale e compatriota di Biletskiy.
Secondo Hromadske, media nazionalista, ma ottima fonte sull’Ucraina, «ha una storia lunga e ben documentata di partecipazione a movimenti di estrema destra che risale alla metà degli anni 1990. Prima di entrare nell’Unione Patriottica è stato membro del Partito nazionalsocialista, che sarebbe poi diventato Svoboda nel 2004». Prima di essere eletto come rappresentante del Consiglio comunale di Kiev, e poi deputato al parlamento ucraino, come membro del Partito Radicale, Mosiychuk fu per breve tempo un vice comandante del battaglione Azov.
Amicizie storiche
Secondo in comando nel «Battaglione Azov», il tenente colonnello Vadym Troyan è stato nominato capo della polizia di Kiev. Troyan ha ottenuto questa carica direttamente dal ministro dell’interno Avakov, lo scorso 31 ottobre. Le cause? Secondo Avakov, Troyan, «ha dimostrato professionalità e coraggio durante le azioni e i combattimenti della campagna anti terrorismo nelle regioni orientali».
Vadym Troyan è membro dell’Unione Patriottica, nonché ex membro del «battaglione Azov», «patrocinato» dal vice ministro Anton Geraschenko e da Arsen Avakov. «Perché – si chiede il professor Shekovotsov – il ministero dell’Interno ucraino promuovere i leader di un’organizzazione neonazista? Né Avakov né Gerashchenko sono neo-nazisti. La spiegazione sembra risiedere nel loro passato e in una sinistra idea di clientelismo».
Avakov, Biletskiy e Troyan provengono da Kharkiv e si conoscono almeno fin dal 2009, quando Avakov era ancora governatore della regione. «A Kharkiv, ha scritto Shekovotsov, il Pu è stato coinvolto in attività discutibili, che vanno da attacchi contro i commercianti vietnamiti, alla chiusura di imprese». Gli attivisti del Pu si distinsero per favori ad amici di Avakov, fornendo anche la sicurezza per le proteste a Kharkiv del Blocco di Yuliya Tymoshenko (a quel tempo Avakov era a capo dell’ufficio regionale del BYuT).
«Il coinvolgimento di oggi dei leader Pu nella polizia ucraina è guidata dalla fiducia di Avakov nell’organizzazione con cui ha lavorato in passato. Avakov sembra anche credere nella fedeltà personale del battaglione di Azov utilizzato come una sorta di esercito privato per motivi di lavoro o politici».
Ed è stato probabilmente Avakov che ha suggerito a Poroshenko di concedere la cittadinanza ucraina al membro bielorusso del battaglione Azov, Sergey Korotkikh già coinvolto nei movimenti neonazisti in Bielorussia e Russia a partire dalla fine del 1990.
Vanno bene tutti i neonazi, perfino quelli di doppia cittadinanza russa e bielorussa. E invece di scomparire, i leader sono entrati in parlamento.
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