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21/12/2014

Turchia: polizia attacca corteo per la scuola pubblica e laica, cento arresti



Ieri il presidente turco Erdogan è tornato a difendere la persecuzione scattata contro la rete politico-imprenditoriale legata al suo acerrimo competitore – e ormai nemico giurato – Fethullah Gulen, affermando che la procedura legale avviata contro giornalisti e oppositori e l’ordine di cattura spiccato contro l’ex mentore rifugiato in Pennsylvania è “pulita e legale”. "Sto guardando da vicino questo processo, come presidente del paese. Tutto è legale e in linea con le procedure... un processo davvero diligente e pulito è in corso al momento" ha affermato in tv il capo dello stato.

Intanto alcuni dei giornalisti arrestati nella maxiretata del 14 dicembre con l’accusa di aver orchestrato un complotto contro il governo liberal-islamista sono stati rimessi in libertà dopo esser stati denunciati per gravi reati. Tra questi il direttore del quotidiano turco Zaman, Ekrem Dumanli e altri 8 indagati, nei confronti dei quali il tribunale di Istanbul ha respinto l’istanza di arresto in attesa del processo. "Tutto il mondo ha notato come in Turchia abbiamo assistito a una pièce teatrale - ha accusato il giornalista davanti a una folla di sostenitori - per nascondere i propri peccati, la vergogna e la corruzione volevano creare diversivi sensazionali prendendo di mira il nostro giornale e altri gruppi editoriali. È una vergogna, hanno minacciato la stampa libera davanti agli occhi di tutto il mondo".

Secondo gli inquirenti gli imputati sarebbero membri di "un'organizzazione terroristica armata" e avrebbero preso parte a un complotto ai danni dell'imam Mehmet Dogan, un personaggio inviso alla confraternita per le sue dure critiche nei confronti del predicatore/imprenditore Gulen. Nel 2010 il religioso fu accusato di far parte di al-Qaeda e venne incarcerato per 17 mesi, vicenda che creò alcuni fastidi agli ambienti governativi. Durante l'udienza Ekrem, tuttavia, si è detto estraneo ai fatti e ha escluso di aver ricevuto indicazioni da Gulen sulla linea editoriale del suo quotidiano.


E mentre il presidente della Repubblica difende la persecuzione giudiziaria nei confronti dei suoi nemici all’interno dell’establishment, nell’occhio della repressione di un apparato sempre più autocratico finiscono per l’ennesima volta gli insegnanti e i sindacalisti scesi in piazza ieri ad Ankara con una manifestazione a favore di un'istruzione pubblica e laica.

Quando ieri mattina alcune centinaia di insegnanti e dirigenti dei sindacati di sinistra della scuola si sono concentrati a Kizilay, quartiere centrale della capitale turca spesso al centro di proteste e manifestazioni contro il regime, per denunciare la continua ingerenza islamista nei programmi scolastici e nella gestione dell’istruzione, la polizia è intervenuta con violenza per bloccare il corteo.

Contro i dimostranti i reparti antisommossa hanno impiegato massicce dosi di gas lacrimogeni e gli idranti montati sui blindati. Molti gli insegnanti contusi e feriti e alla fine gli arrestati sono stati più di cento, tra i quali Veli Demir, leader del sindacato della scuola Egitim-Is.

“Siamo arrivati da Antalya con due pullman intorno alle 10.30 – ha raccontato Mehmet Balık, leader del sindacato nella città costiera dopo esser stato condotto in commissariato e interrogato – La polizia ci ha attaccato con i Toma (veicoli blindati antisommossa dotati di cannoni ad acqua) e con i lacrimogeni senza neanche un avvertimento. Ci hanno attaccato senza alcun riguardo per i bambini che erano con noi”.

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