Il libero mercato e la concorrenza sono "valori" che valgono nelle chiacchierate da talk show e nell'ideologia spicciola. La realtà è tutta un'altra. Lo dimostra quel che sta avvenendo intorno alle importazioni di gas russo.
Il quotidiano di Mosca Kommersant, uno dei più autorevoli della Russia, ha sparato ieri un titolo di prima a tutta pagina rivelando che l'Unione Europea ha formato - senza darle alcuna pubblicità - una speciale commissione (Unione Energetica) per centralizzare tutti gli acquisti di gas dei paesi europei. L'obiettivo è censire il fabbisgno energetico di ogni paese dell'Unione e su questa base trattare unitariamente con la Russia in una posizione di mercato molto più vantaggiosa dell'attuale, puntando ad ottenere un prezzo più basso.
La notizia non ha ricevuto alcuna smentita. Quindi è vera. Anche se i media padronali italiani preferiscono parlare di "sindrome del complotto" da parte russa.
Il progetto sarebbe una pensata del presidente del consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, un "falco" delle sanzioni contro Mosca. Ma non avrebbe trovato il consenso di molte compagnie petrolifere private, né dei governi di paesi pesanti come Francia e Italia. Di fatto, dunque, il problema del prezzo appare come un problema secondario, uno specchietto per allodole; mentre la sostanza è da individuare nella volontà di colpire Mosca con un'altra sanzione.
A parziale conferma che qualcosa di molto grosso sta avvenendo dietro le quinte, sul terreno strategico delle forniture energetiche, proprio ieri la tedesca Basf ha rinunciato di punto in bianco ad un accordo che avrebbe consentito alla russa Gazprom di accedere ad attivi sulla distribuzione di gas in Germania.
Due diversi articoli comparsi in questi giorni sembrano confermare tutto. Il primo è scritto chiaramente da un punto di vista strettamente putiniano.
Il secondo è diametralmente opposto.
In ogni caso, addio alle ciance sul "libero commercio" e avanti con la "pressione strategica" che prepara - sempre - il terreno per nuove guerre.
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